Roma , martedì, 19. gennaio, 2016 13:00 (ACI Stampa).
Cosa fa la Conferenza Episcopale Italiana con i proventi dell’8 per mille? Secondo la legge 222, i fondi dell’8 per mille possono essere utilizzati per “esigenze di culto e pastorale della popolazione italiana”, per “il sostentamento dei sacerdoti” e per “interventi caritativi in Italia e nei Paesi in via di sviluppo”. La fetta più grande (il 43 per cento) va alla prima voce, con aiuti diretti a famiglie in difficoltà, finanziamenti di istituzioni educativi, costruzione di chiese e parrocchie e tutela del patrimonio culturale, anche questo formato per la maggior parte da chiese parrocchie. Il 33 per cento va al sostentamento del clero. E il 24 per cento va ad interventi caritativi, sia in Italia che nel Terzo Mondo.
Quali siano stati gli interventi caritativi portati avanti nel corso del 2015, lo ha delineato il Sir (l’agenzia della Conferenza Episcopale Italiana) alla fine dell’anno. Il Cardinal Bagnasco, presidente della CEI, era appena tornato dallo Sri Lanka, dove era andato ad inaugurare l’Istituto Culturale Benedetto XVI, finanziato proprio con i fondi dell’8 per mille. E ad Erbil, in Iraq, lì dove c’è stata una delle più grandi ondate di rifugiati quando l’esercito del sedicente Stato Islamico ha preso Mosul e la Piana di Ninive, l’8 per mille ha contribuito alla realizzazione di una Università Cattolica, da poco inaugurata dal vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della CEI.
Sono oltre 1200 le domande di aiuto arrivate all’Ufficio Cei che gestisce i fondi dell’8 per mille dedicati alle attività caritative, e ad oggi sono stati approvati circa 600 progetti, anche se la lista non è completa: il bilancio finale verrà chiuso a marzo 2016.
Fino ad oggi, la CEI ha stanziato circa 68 milioni per il Terzo Mondo, ma in proiezione (ci sono ancora due incontri del Comitato che approva i progetti) saranno stanziati 85 milioni di euro, ovvero la totalità dei fondi dell’8 per mille dedicati alle attività caritative.
I progetti sono quasi tutti nell’ambito di formazione e sviluppo, da piccoli progetti a sostenere comunità che sono in piccoli villaggi in Africa a progetti più importanti, destinati a comunità che vivono in ambienti metropolitani e hanno necessità di – ad esempio – fondare nuove scuole o sviluppare progetti agricoli. Ma i finanziamenti vanno anche alle grandi emergenze.