Magaret Karram ha poi commentato con i giornalisti la triste situazione di queste ore in Palestina e come sta vivendo lei queste ore lontana dalla sua terra. “Questa mattina è stato un momento molto forte perché da quando è scoppiata la guerra io mi sentivo il cuore straziato e mi sono chiesta cosa stessi facendo al Sinodo qui. La prima cosa era unirmi a quello che il Papa ha detto, al Sinodo noi rappresentanti di tutto il mondo abbiamo dedicato un momento di preghiera profonda a Dio chiedendo la pace insieme. Io credo che si possano fare tanti passi per la pace e credo nella potenza della preghiera. Essere qui al Sinodo non è in contraddizione al mio vivere per la pace, perché tutto questo mi sta insegnando cosa vuol dire camminare insieme. In questi giorni ho fatto questa riflessione profonda, questo stile di vita spero diventi una metodologia che possiamo portare in tanti ambiti. Ascoltare l’altro con rispetto al di là delle opinioni diversi”, ha sottolineato la Presidente del Movimento dei Focolari.
La Presidente Karram ha raccontato anche di altre iniziative per la pace che partono dai bambini e dai giovani che lavorano con le scuole, perchè ci sono tante scuole in Terra Santa e l’obiettivo di tutti è quello di educare alla pace. “C’è anche l’idea di unirsi tutti quanti bambini e giovani alle ore 12 per un momento di preghiera”, ha detto la Karram. Infine anche la proposta di far scrivere ai governanti un appello per la pace.
“Fa che l’intera umanità… formi una sola famiglia, senza violenza, senza guerre assurde e con animo fraterno viva unita nella pace e nella concordia”, ha concluso poi il Cardinale Sako nella preghiera iniziale.
Suor Caroline Jarjis, dell’Iraq, spiega invece la situazione dei cristiani in Iraq. “Noi come detto abbiamo ogni periodo qualche sofferenza particolare, dal 2003 che viviamo in sofferenza, fino ad oggi. La visita del Santo Padre è stata una porta aperta per tutti, lui aveva fatto anche una preghiera con il capo degli sciiti. Oggi noi viviamo un altro periodo un po' delicato, hanno attaccato il nostro cardinale, e lui ha ragione di lasciare Baghdad perché se noi viviamo in una terra che ha bevuto il sangue dei martiri cristiani dobbiamo vivere con dignità, perciò hanno fatto questo e hanno preso l’autorità civile e lui doveva fare questo passo affinchè il governo conosca bene che lui ha il diritto di tutto per la maggioranza cristiana, oggi in Iraq non c’è niente, a Baghdad sicuramente non c’è violenza come prima, la vita di cristiani di Baghdad oggi vivono molto bene, ma dobbiamo sempre chiedere la dignità del nostro capo che è la nostra dignità, stiamo lavorando, non è ancora finita, noi siamo cittadini di questa terra, non siamo una minoranza, siamo cittadini originari di questa terra”, dice Suor Caroline, riferendosi al decreto presidenziale dell’Iraq contro il Cardinale Sako avvenuto lo scorso luglio. Il decreto presidenziale era una sorta di ratifica della nomina pontificia del porporato – creato Cardinale da Papa Francesco nel concistoro del 28 giugno 2018 - a capo della Chiesa caldea in Iraq e nel mondo e per questo responsabile della gestione dei beni della Chiesa caldea.
Tornando al Sinodo Sheila Pires , segretaria della Commissione per l’Informazione del Sinodo, spiega al briefing i lavori avvenuti oggi. “Trentasei interventi sono stati effettuati nel corso dell’Assemblea, abbiamo riflettuto dai moduli B1 a B5, e uno dei temi che è emerso sopra tutti è stato il dialogo interreligioso e interculturale. Riguardo questo si è chiesto di rafforzare il dialogo con le comunità indigene e si è anche parlato del fatto che siamo tutti peccatori, ma attraverso la riconciliazione noi chiediamo perdono e la Chiesa dovrebbe essere senza dubbio una Chiesa che accoglie. Si è anche parlato di Madre Teresa di Calcutta, persona che ha accolto i malati di ADS. Si è parlato di inclusione e la Chiesa Cattolica deve essere una casa”.
Presente in Sala Stampa Vaticana anche Monsignor Andrew Nkea Fuanya, Arcivescovo di Bamenda, Camerun: “Penso che questo Sinodo sia davvero una grande consolazione per l’Africa, ci sentiamo spesso abbandonati. Ma sederci insieme con gli altri per noi è di consolazione, il Sinodo dona all’Africa la possibilità di far sentire la nostra voce. Noi dobbiamo essere tutti pro pace, dobbiamo essere uniti come la sola Chiesa, la pace è possibile”, commenta l’Arcivescovo.
Domani mattina ci sarà la Ottava Congregazione Generale, la Messa sempre a San Pietro sarà celebrata dal Cardinale Ambongo Besungu. Ci sarà la presentazione del Relatore Generale e le testimonianze.
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