Città del Vaticano , domenica, 8. ottobre, 2023 12:15 (ACI Stampa).
“Seguo con apprensione e dolore quando sta venendo in Israele, dove la violenza è esplosa provocando centinaia di morti e feriti: esprimo la mia vicinanza alle famiglie delle vittime, prego per loro e per tutti coloro che stanno vivendo ore di terrore e di angoscia”. Lo ha detto stamane Papa Francesco al termine dell’Angelus commentando quanto sta accadendo da ieri in Israele.
“Gli attacchi e le armi si fermino per favore! Si comprenda – ha aggiunto - che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione ma solo alla morte, alla sofferenza di tanti innocenti. La guerra è una sconfitta, ogni guerra è una sconfitta. Preghiamo perché ci sia la pace in Israele e in Palestina. In questo mese di ottobre preghiamo il Rosario, non stanchiamoci di invocare per l’intercessione di Maria il dono della pace sui molti paesi del mondo segnati da guerre e da conflitti. Continuiamo a ricordare la cara Ucraina che ogni giorno soffre tanto, martoriata”.
Il Papa ha poi ringraziato “quanti stanno seguendo soprattutto accompagnando con la preghiera il sinodo in corso”.
In precedenza Francesco aveva commentato il Vangelo odierno introducendo l’Angelus. “Il padrone – ha spiegato - fa tutto bene, con amore, la vendemmia dovrebbe concludersi felicemente, in un clima di festa, con una giusta condivisione del raccolto per la soddisfazione di tutti. Invece, nella mente dei contadini si sono insinuati pensieri ingrati e avidi. Alla radice dei conflitti c’è sempre ingratitudine. Il prodotto del nostro lavoro è solo nostro. Non dobbiamo rendere conto a nessuno! E questo non è vero: dovrebbero essere riconoscenti per quanto hanno ricevuto e per come sono stati trattati”.
Nei vignaioli – ha aggiunto il Pontefice - “l’ingratitudine alimenta l’avidità e cresce in loro un progressivo senso di ribellione, che li porta a vedere la realtà in modo distorto, a sentirsi in credito anziché in debito con il padrone che aveva dato loro da lavorare. Con questa parabola Gesù ci ricorda cosa succede quando l’uomo si illude di farsi da sé e dimentica la gratitudine, dimentica la realtà fondamentale della vita: che il bene viene dalla grazia di Dio, dal suo dono gratuito. Quando si scorda questo, si finisce col vivere la propria condizione e il proprio limite non più con la gioia di sentirsi amati e salvati, ma con la triste illusione di non aver bisogno né di amore, né di salvezza. Ci si ritrova prigionieri della propria avidità, del bisogno di avere qualcosa in più degli altri, del voler emergere sugli altri”.