Rabat , giovedì, 5. ottobre, 2023 14:00 (ACI Stampa).
“Per superare e sradicare le erbacce del clericalismo, dell’autoritarismo e dell’indifferenza, desideriamo generare nuove forme di leadership (siano esse sacerdotali, episcopali, religiose e laiche). Desideriamo formare la famiglia sinodale di Dio nella pratica di una leadership integrale e vivificante, relazionale e collaborativa, capace di generare solidarietà e corresponsabilità. Per raggiungere questo obiettivo, la famiglia sinodale di Dio in Africa si impegna a creare spazi e ad allargare la nostra tenda per il possibile esercizio di varie forme di ministero laicale”.
Così i vescovi africani, riuniti nello scorso marzo ad Addis Abeba, hanno scritto nel documento finale il desiderio di una crescita ‘spirituale’, aperta alla sinodalità: “La famiglia sinodale di Dio desidera crescere in una spiritualità che sostenga la pratica della sinodalità, una spiritualità che permetta alla Chiesa sinodale di crescere nell’interiorità e nella coscienza e nell’incontro e nell’ascolto dello Spirito Santo. Desideriamo incoraggiare e stabilire pratiche sinodali a tutti i livelli della Chiesa in Africa. Desideriamo far nascere una cultura della sinodalità come modo abituale di procedere nella Chiesa”.
Quindi la Chiesa in Africa è una Chiesa in cammino ed aperta all’accoglienza delle ‘differenze culturali’: “Come Famiglia sinodale di Dio in Africa, siamo una Chiesa che apprende. Non camminiamo da soli: abbiamo cose che possiamo imparare dagli altri. Animati dallo spirito dell’interculturalità, dell’ecumenismo e dell’incontro interreligioso, camminiamo insieme agli altri, apprezzando le differenze culturali, comprendendo quelle particolarità come elementi che ci aiutano a crescere. Ascoltiamo la spiritualità e la saggezza delle popolazioni indigene e delle culture locali”.
Partendo da tali conclusioni abbiamo chiesto all’arcivescovo di Rabat, card. Cristobal Lopez Romero, partecipante al Sinodo dei vescovi a Roma, di raccontarci come si è svolto il processo sinodale in Marocco: “In Marocco abbiamo vissuto il Sinodo con una doppia intensità. Abbiamo partecipato al Sinodo della sinodalità, convocato da papa Francesco, ma allo stesso tempo abbiamo anche vissuto lo sviluppo del secondo Sinodo diocesano, già convocato in precedenza. La domanda a cui ci siamo proposti di rispondere in questo Sinodo diocesano era la seguente: ‘Seguendo Cristo, quale Chiesa vogliamo per la diocesi di Rabat oggi?’ La partecipazione è stata buona, anche se avremmo voluto coinvolgere più cristiani di altre confessioni e musulmani. Per un anno, ed in diverse tappe, abbiamo risposto a quanto ci veniva chiesto per il Sinodo della sinodalità, che ci ha permesso di capire cos'è un sinodo, cos'è la sinodalità e di fare un'esperienza sinodale concreta e pratica”.
Quale è il frutto di questa esperienza sinodale per la Chiesa in Marocco?