Roma , sabato, 30. settembre, 2023 10:00 (ACI Stampa).
Sono stati giorni intensi quelli del Consiglio permanente della Cei che si è riunito ad inizio di questa settimana. E molti i temi affrontati e di cui abbiamo ampiamente parlato. In questo servizio ci occupiamo di alcuni temi pastorali che non hanno trovato eco nei media a partire dal documento sulla formazione dei sacerdoti.
I vescovi del Parlamentino della Cei hanno approvato un documento secondo le osservazioni che dovranno essere recepite dalla Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrata in vista della presentazione all’Assemblea Generale Straordinaria dei vescovi italiani che si svolgerà, nel prossimo mese di novembre, ad Assisi e che avrà come tema “Ratio formationis sacerdotalis per i Seminari in Italia”. Il testo – spiega una nota della Cei - si compone di cinque capitoli coniugando l’adeguamento alla Ratio Fundamentalis con i contributi dei Vescovi e dei formatori e offre “orientamenti comuni e indicazioni condivise perché ogni singola Conferenza Episcopale Regionale possa costruire il progetto formativo dei propri Seminari. Alla base del documento c’è la convinzione che per il prete – si legge nel testo - discepolo permanentemente in cammino sulle orme del Maestro, la formazione sia un processo che inizia in Seminario e continua per tutta la vita”.
Intanto nelle diocesi si avviano i lavori per il prossimo anno pastorale che a Pavia si aprirà il prossimo 6 ottobre e sarà incentrato sulla preghiera come fulcro della vita cristiana. Perché un anno dedicato alla preghiera? “A prima vista – scrive il vescovo Corrado Sanguineti sul settimanale diocesano “Il Ticino” - ci sono realtà e questioni più urgenti o più in primo piano, in questo momento, per la vita della gente e delle nostre comunità: la ferita sempre aperta delle guerre, alle quali rischiamo di fare l’abitudine, come il conflitto di cui è vittima l’Ucraina, le mille forme della violenza, anche legata all’intolleranza, soprattutto contro i cristiani” o nella cronaca delle città. “Non possiamo non provare sgomento di fronte a episodi gravi che vedono come vittime donne e addirittura ragazze, ridotte a oggetto di possesso e di uso da parte di giovani e adolescenti”. E ancora le preoccupazioni sul piano sociale ed economico.
Il vescovo pavese parla del Sinodo che “vuole coinvolgere le comunità cristiane nel ripensare come essere presenti sul nostro territorio, per una testimonianza più viva del Vangelo, tenendo conto delle condizioni concrete delle nostre parrocchie, del calo dei sacerdoti, del clima sociale e culturale che viviamo, caratterizzato da una crescente distanza dalla fede”. Ecco perché un anno e una lettera dedicata alla preghiera per “riproporre forme ed espressioni essenziali del pregare, riscoprendo la radice profondamente umana della preghiera, come esperienza propria dell’uomo vivo e attento alla realtà, e i tratti originali del nostro pregare da cristiani”. Proprio mentre “siamo impegnati come Chiesa, a riflettere sul volto che vogliamo assumere – scrive Sanguineti - sulla missione da vivere, su scelte pastorali che coinvolgeranno le nostre comunità, ‘mettere al centro la preghiera ci aiuta a non perdere di vista l’essenziale’, a non ridurre la Chiesa a una sorta di ‘azienda’ o d’istituzione da organizzare e aggiornare!”.
Questo perché la comunità cristiana nelle città, paesi e ambienti dove “scorre la vita delle persone e delle famiglie, è in primo luogo una comunità di fede e di preghiera, che cerca di vivere e di testimoniare la bellezza dell’incontro e della relazione con Dio, con il suo Figlio, Gesù Cristo, nello Spirito Santo. Se dimentichiamo questo o lo diamo per scontato, se perdiamo la passione di pregare e di proporre cammini e gesti che educano al dialogo con il Signore vivente, smarriamo il cuore della vita cristiana e alla fine rischiamo di diventare una semplice ‘agenzia’ educativa e sociale, nell’illusione che così saremo più compresi e accolti”.