Città del Vaticano , giovedì, 28. settembre, 2023 9:00 (ACI Stampa).
Annibale della Genga nacque a Monticelli di Genga, nel distretto e diocesi di Fabriano, il 22 agosto 1760; sesto di dieci figli, la stessa nascita e una tradizione familiare di presenza nel clero predisponevano Annibale alla carriera ecclesiastica; educato nel collegio ‘Campana’ di Osimo e passato nel collegio ‘Piceno’ di Roma, dopo aver conseguito tra il 1782 e il 1783 il suddiaconato e il diaconato, il 14 giugno 1783 fu ordinato sacerdote.
Nell’agosto 1790 papa Pio VI gli affidò l’incarico di pronunziare nella cappella Paolina del Quirinale l’orazione in morte dell’imperatore d’Austria Giuseppe II che tanti problemi aveva provocato alla Chiesa con il suo giurisdizionalismo. Nel 1816 papa Pio VII lo elevò al cardinalato, destinandolo alla diocesi di Senigallia. Afflitto dalle sue croniche infermità, il neoporporato non raggiunse mai la sua sede vescovile e già a settembre annunziava la propria decisione di farsi da parte (ma dovette aspettare quasi due anni perché fosse designato il suo successore).
Almeno in parte ristabilito, ebbe come cardinale il titolo della basilica di Santa Maria in Trastevere ed assunse le cariche di prefetto della Sacra Congregazione dell’Immunità Ecclesiastica (9 maggio 1820) e di cardinale vicario (12 maggio 1820). Ma nel 1823 morì papa Pio VII ed il conclave, che si aprì, si rivelò il luogo in cui si scontravano da una parte l’esigenza francese di avere un papa sicuramente ostile all’Austria e, se possibile, moderatamente riformatore; dall’altra la preoccupazione austriaca di portare al trono un candidato di sicura fede legittimistica, allineato sui principi della Santa Alleanza e come tale disposto anche a sacrificare parte dell'indipendenza della Chiesa.
Questa contrapposizione, mentre confermava il ruolo d’interdizione del ‘partito delle corti’, minacciava di bloccare l’esito delle votazioni su uno stallo dal quale si sarebbe potuto uscire con un'unica soluzione: quella di un candidato di passaggio e con una non lunga prospettiva di vita, la cui elezione avrebbe consentito di prendere tempo in attesa che si risolvessero le diatribe delle potenze.
I turni iniziali delle votazioni del Conclave videro un ‘testa a testa’ tra il card. Severoli, ex nunzio a Vienna, zelante ma poco gradito all’Austria, ed il card. Castiglioni, considerato sostenitore del riformismo ‘consalviano’, il quale era gradito alla Francia anche per la sua natura incline alla moderazione. Nessuno dei due raggiunse il numero di voti che occorrevano per essere eletti, perché la forza di tutti gli schieramenti in campo stava nell’impedire l’elezione del candidato avverso, ma non nel far vincere il proprio. Per questo fu proposto il nome del card. Della Genga, che scelse il nome di Leone XII, divenuto papa il 28 settembre 1823.