Roma , sabato, 23. settembre, 2023 10:00 (ACI Stampa).
Riprendono a pieno ritmo le attività nelle diocesi italiane per l'avvio del nuovo anno pastorale. E per l’occasione diversi vescovi hanno rivolto alle loro comunità una lettera o un messaggio.
“All’inizio di un nuovo tempo, prezioso e unico, che ci è dato di percorrere insieme, desidero condividere con voi alcune riflessioni, frutto del dialogo comunitario avvenuto nella giornata di programmazione del 17 giugno e dell’ascolto attento di tutte le persone incontrate negli ultimi mesi, in particolare dei piccoli e dei poveri, che attendono dalla comunità cristiana non solo quel di più di umanità che spinge ad uscire dalla marginalità per vivere la storia da protagonisti, ma anche quell’unica parola capace di risollevare il cuore e di liberarlo dall’interno, restituendogli la speranza e la fiducia”, scrive l’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia evidenziando che quella parola è “il Vangelo del nostro amico, fratello, compagno e Signore Gesù! Sì, il suo Vangelo è un rovesciamento della logica del ‘primato’, del consenso, del successo”.
Per il presule i “nuovi problemi delle persone e delle famiglie, dalla disoccupazione al precariato, dalla devianza giovanile all'abbandono degli anziani, dal disorientamento sui modelli educativi alla diffusione di concezioni nuove delle relazioni, unendosi ai problemi di sempre, dalla mentalità camorristica alla cultura dell'illegalità, dell'usura e della violenza, impongono un maggiore impegno nella formazione della coscienza personale e collettiva e nel servizio della carità in tutte le sue forme”. “Il coraggio dei passi” è il titolo della prima Lettera pastorale dell’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis. La lettera non è un bilancio del suo primo anno di episcopato, ma è il frutto di una riflessione pastorale dopo aver conosciuto tutte le componenti della Chiesa diocesana, avviato contatti con le realtà istituzionali, socio-culturali e produttive del territorio.
Si tratta di una proposta di cammino che attende la Chiesa perugino-pievese per essere sempre più evangelizzatrice, missionaria e profetica al suo interno e all’esterno, con uno sguardo privilegiato al mondo giovanile per contribuire allo sviluppo di una società più umana e più giusta per dirsi, in primis, cristiana.
Sin dalle prime righe il presule cita sacerdoti, giovani e oratori, una sorta di “viatico” alla “cronaca estiva” che “ci ha messo sotto gli occhi episodi in cui a farla da padrone è la povertà di senso. Diciasettenni che mettono a ferro e fuoco città, saccheggiando negozi di marca. Minorenni accusati di aver trasformato una festa in violenza e abuso ai danni di ragazzine. Femminicidi quotidiani, compiuti da chi confonde l’amore con il possesso, la persona con la cosa”. Maffeis sostiene che in una stagione di “fragilità diffusa” la comunità cristiana “rimane un anticorpo all’isolamento, un presidio inestimabile che plasma e chiama in gioco la responsabilità individuale, una proposta di percorsi di incontro, di formazione e di spiritualità, aperta anche a quanti non conoscono gli ambienti parrocchiali o che se ne sono allontanati; una rete di relazioni che accoglie, custodisce e accompagna la crescita delle giovani generazioni”.