Città del Vaticano , mercoledì, 20. settembre, 2023 11:00 (ACI Stampa).
Dopo l’attacco su larga scala nella regione del Nagorno Karabakh / Artsakh, operato dalle forze azerbaijane ufficialmente per contrastare il terrorismo, arriva la voce di Papa Francesco che chiede di trovare soluzioni pacifiche per la regione. Al termine dell’udienza, immancabile il ricordo del Papa per la “martoriata Ucraina”, mentre un pensiero va anche all’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, le cui condizioni di salute si sono aggravate ieri.
Al termine dell’udienza generale, dunque, Papa Francesco ha detto che “ieri mi sono giunte notizie preoccupanti dal Nagorno Karabakh, dove la già critica situazione umanitaria è gravata da ulteriori scontri armati. Rivolgo il mio appello a tutte le parti in causa e la comunità internazionale affinché tacciano le armi e si compia ogni sforzo per trovare soluzioni pacifiche nel rispetto della dignità umana”.
Riferendosi alla già critica situazione umanitaria, Papa Francesco si riferisce al blocco del corridoio di Lachin, unica via di accesso tra la capitale armena Yerevan e il territorio del Nagorno Karabakh / Artsakh. Dopo la guerra del 2020, una pace dolorosa ha fatto perdere all’Armenia il controllo di diversi territori nella regione, che fu messa sotto l’amministrazione dell’Azerbaijan, ma che in realtà è popolata da una maggioranza armena. Gli azerbaijani, tuttavia, rivendicano una loro presenza più antica nella regione, e lamentano che gli armeni, dopo aver preso il controllo del territorio negli Anni Novanta, avrebbero distrutto il loro patrimonio. Da parte armena, invece, si è messo in luce il “genocidio culturale” operato dagli Azerbaijani sin da quando hanno preso il controllo della regione nel secolo scorso, cancellando tracce di antica presenza armena, in particolare chiese e “kachkar”, le croci armene.
Il 19 settembre, il ministero della Difesa dell’Azerbaigian ha comunicato l’avvio di una “operazione antiterrorismo” volta a “ripristinare l’ordine costituzionale” nella regione indipendentista del Nagorno-Karabakh (Artsakh). L’intervento viene a seguito della morte di quattro militari e due civili nel distretto di Khojavend a causa dell’esplosione di una mina anticarro che Baku sostiene sarebbe stata piazzata da ribelli armeni. L’attacco ha subito raggiunto Stepanakert, la capitale della repubblica dell’Artsakh, che non è internazionalmente riconosciuta.
Da mesi, la regione è in blocco economico totale, e la popolazione civile non ha accesso a beni di importazione, compresi cibo e medicinali. L’Armenia, per ora, non entrerà in guerra con l’Azerbaijan, decisione che ha causato varie proteste.