Ulanbator , giovedì, 7. settembre, 2023 14:00 (ACI Stampa).
Durante il viaggio di Papa Francesco in Mongolia, insieme al Cardinale Giorgio Marengo, prefetto apostolico di Ulaanbatar, c’era sempre un vescovo. Quel vescovo era José Luis Mumbiela Sierra. Guida la diocesi della Santa Trinità di Almaty, in Kazakhstan, dove è arrivato come missionario fidei donum nel 1988. Ma è soprattutto il presidente della Conferenza Episcopale dell’Asia Centrale, istituita nel 2021, che include gli Stati di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, ma anche Mongolia, Afghanistan e Azerbaijan.
È una conferenza episcopale giovane, che racchiude stati con sfide diverse, ma con alcuni tratti in comune, a partire dal fatto che i cattolici sono in minoranza in quei Paesi. Il vescovo Mumbiela ha parlato con ACI Stampa del viaggio e dell’impatto che può avere il Papa nella regione.
Durante il viaggio in Mongolia, Papa Francesco ha incontrato i missionari e i sacerdoti. Come lo ha trovato?
Lo ho trovato entusiasta, perché questo è il cibo della sua anima. Ha parlato dei buoni pastori, ha parlato di buona politica, dell’anima del tempo, e sono tutti argomenti che viviamo in prima persona negli incontri con le persone. Abbiamo la gioia di poter vedere il frutto di tanto lavoro, di tanta sofferenza. A volte penso a questi fratelli della Santa Sede, che vivono invece in tanta sofferenza nascosta perché non riescono a vedere i risultati nel mezzo di tante cose. E invece noi possiamo vedere i risultati, possiamo toccarli, e il Papa è felice di questa nostra risposta.
Quale è l’impatto che questo viaggio ha avuto sui fedeli?