Sua Beatitudine Shevchuk ha sottolineato che nella conversazione il Sinodo “ha espresso al Papa tutto ciò che i fedeli in Ucraina e nel mondo ci hanno chiesto di dire a Sua Santità”.
I vescovi hanno parlato in ucraino, inglese, portoghese e italiano. In particolare, hanno fatto notare al Papa che “alcune affermazioni e gesti della Santa Sede e Sua Santità sono difficili e difficili per il popolo ucraino, che sta attualmente sanguinando nella battaglia per la loro dignità e indipendenza”.
La Sala Stampa della Santa Sede ha reso noto che "Papa Francesco ha ascoltato con attenzione le parole a lui rivolte, manifestando con alcuni brevi interventi i suoi sentimenti di vicinanza e partecipazione alla tragedia che vivono gli ucraini, con una 'dimensione di martirialità' di cui non si parla abbastanza, sottoposti a crudeltà e criminalità".
Il Papa ha anche - continua la Sala Stampa della Santa Sede - "espresso il suo dolore per il senso di impotenza che si sperimenta davanti alla guerra, 'una cosa del diavolo, che vuole distruggere', con un pensiero particolare per i bambini ucraini incontrati durante le udienze: 'ti guardano e hanno dimenticato il sorriso' e ha aggiunto: 'Questo è uno dei frutti della guerra: togliere il sorriso ai bambini'."
La Sala Stampa della Santa Sede specifica che "per rispondere alla crudeltà della guerra, è emerso il bisogno di più preghiera, per la conversione e la fine del conflitto, e, dando seguito a una richiesta ricevuta durante l’incontro, il Papa ha manifestato il desiderio che nel mese di ottobre, particolarmente nei santuari, si dedichi la preghiera del rosario alla pace e alla pace in Ucraina.
I membri del Sinodo - spiega inoltre la Chiesa Greco Cattolica Ucraina - hanno fatto notare che ci sono state delle incomprensioni tra Vaticano e Ucraina “sin dall’inizio della guerra su larga scala”, e che queste incomprensioni sono “state usate dalla propaganda russa per giustificare e supportare l’ideologia assassina del mondo russo”. È per questo, hanno aggiunto, che “i fedeli della nostra Chiesa sono sensibili ad ogni parola del Papa come voce universale di verità e giustizia”.
Il dialogo ha anche toccato il tema della conversazione con i giovani russi. Papa Francesco ha ribadito la spiegazione che ha dato di ritorno dalla Mongolia, mettendo in luce come “il vero dolore viene quando l’eredità culturale di un popolo viene diluito ed è così soggetto a manipolazione da parte di un certo potere di Stato, e viene come risultato trasformato in una ideologia che distrugge e uccide. È una grande tragedia quando questa ideologia entra nella Chiesa e sostituisce il Vangelo di Cristo”.
Papa Francesco – secondo il comunicato della Chiesa Greco Cattolica Ucraina – ha “anche ammesso che il fatto che abbiate dubitato del Papa è stato particolarmente doloroso per il popolo ucraino. Voglio assicurarvi la mia solidarietà e la mia constante vicinanza di preghiera. Sono con il popolo ucraino”.
Il Papa ha portato con sé l’icona della Theotokos, la madre di Dio, che gli era stata data dall’arcivescovo Maggiore Shevchuk quando questo era eparca in Argentina, dicendo che prega per l’Ucraina ogni giorno davanti questa icona.
I vescovi hanno anche ringraziato il Papa per il costante supporto dato all’ucraina a livello internazionale, le sue azioni umanitarie, il suo sforzo personale per la liberazione dei prigionieri e anche la missione di pace del Cardinale Matteo Zuppi, ricordando che i giovani ucraini sono stati sinceramente commossi “dall’umiltà delle parole del Papa che ha chiesto perdono per non poter fare di più per porre fine alla guerra in Russia”.
Da parte loro, i membri del Sinodo hanno chiesto al Papa di continuare gli sforzi per la liberazione dei prigionieri di guerra. Hanno fatto in particolare menzione dei due sacerdoti redentoristi arrestati e poi scomparsi, padre Ivan Levytskyi e padre Bohdan Haleta, ricordati tra l’altro anche dal Cardinale Pietro Parolin nella sua relazione al Sinodo il 5 settembre.
Alcuni oggetti personali dei due padri redentoristi sono stati presentati al Papa: una croce missionaria, un libro di preghiere e un rosario. L’Arcivescovo Maggiore Shevchuk ha detto che “questi oggetti testimoniano la sofferenza che la nostra Chiesa vive con il nostro popolo negli orrori della guerra causate dall’aggressione russa. Come tesoro dal valore inestimabile, vi portiamo questi oggetti con la speranza che presto ci sarà una giusta pace per l’Ucraina”.
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Sua Beatitudine ha anche donato al Papa una icona di Gesù Cristo salvata da una chiesa bruciata dai russi nel villaggio di Chervone, nella regione di Zaporizhia.