Carpi , domenica, 3. settembre, 2023 10:00 (ACI Stampa).
In questa domenica Cristo parla della sofferenza e della morte che lo attendono a Gerusalemme. Pietro, lo abbiamo meditato nel Vangelo di domenica scorsa, che ha riconosciuto Gesù come il Messia, ora davanti all’annuncio che ascolta rimane scandalizzato e si oppone ad una simile eventualità. Accettare Gesù come Figlio di Dio è ammissibile, ma è inammissibile che il Figlio di Dio debba terminare la sua vita con una morte orrenda. Anche a noi con l’apostolo viene da dire che il mondo non sarà salvato da un crocifisso in più.
Siamo, dunque, chiamati a chiederci: “Che valore ha la croce di Cristo, che è divenuta il centro di tutta la storia umana?”. Attraverso la croce noi comprendiamo che Gesù ci ha amato più della sua stessa vita. La morte di Cristo in croce è il grande segnale che Dio ha lanciato all’umanità nel tentativo di convincerla che “Lui è amore”. Dio ama l’uomo fino al punto di desiderare di elevarlo, in Cristo, alla dignità di figlio di Dio. Per realizzare questo meraviglioso progetto d’amore ha accettato di condividere la nostra fragilità umana e di assumere su di sé il male del mondo, fino a renderlo visibile nel crimine della crocifissione. Dio non era obbligato a fare ciò che ha fatto, ma l’esperienza insegna che ciò che non è obbligante lo diviene nel cuore di chi ama. La croce è da prendere, da scegliere come riassunto di un destino di amore.
La domanda che Cristo, poi, rivolge ai discepoli e a noi - “quale vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la propria anima?” - è un invito a cercare la vera sapienza della vita. E non c’è vera sapienza se io mi dimentico che ho un’anima la quale, come insegna la Scrittura, è il respiro di Dio. Questo respiro vale più di tutto il mondo. Senza questo respiro di Dio potrei guadagnare il mondo, ma perderei me stesso. Per comprendere le parole di Gesù è necessario entrare in una logica nuova, la logica di Dio, perché possiamo essere vittime di un terribile abbaglio: pensare di avere guadagnato tutto se possediamo tanti beni a scapito dell’unico vero bene che è la salvezza eterna. Se i beni della terra possono essere perduti e riguadagnati, la vita perduta non può essere riacquistata.
Il vangelo di questa domenica, dunque, è una denuncia di tutti i deliri di onnipotenza dell’uomo, sempre finalizzati a dominare sugli altri e che nel nostro mondo contemporaneo prendono il nome di legalizzazione dell’aborto, manipolazione della vita umana, sfruttamento degli esseri umani, appropriazione della natura che è dono di Dio per tutti.
Gesù, invece, ci dice che il senso della vita sta nell’amore, proprio come ha fatto Lui. La scelta di amare deve partire da una motivazione assolutamente precisa: Gesù. Commenta San Giovanni Crisostomo: Può avvenire che uno soffra, ma non segua Cristo, quando soffre per se stesso. I ladri sopportano molte e gravi sofferenze: ma non credere che questa sofferenza abbia valore. Nella tua passione è lui che devi seguire, per lui devi sopportare ogni cosa. Quello che importa, dunque, è la ragione: “per causa mia”, dice Gesù.