Città del Vaticano , giovedì, 31. agosto, 2023 14:00 (ACI Stampa).
Quando l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, è andato in Mongolia lo scorso giugno, ha lavorato anche per definire un “accordo” tra Santa Sede e Mongolia, quello che un tempo si chiamava concordato, e che serve per meglio definire la realtà giuridica della Chiesa in Mongolia. La speranza era di concludere i negoziati in tempo per il viaggio di Papa Francesco nel Paese, in modo da firmarlo in occasione del viaggio. Non si sa se questo avverrà, e probabilmente ci dovrebbe volere un po’ di più. Di fatto, però, è un passo avanti fondamentale nelle relazioni diplomatiche.
Relazioni che durano da 30 anni, e che sono iniziate in maniera inusuale: fu la Mongolia a chiedere di aprire le relazioni, e non la Santa Sede, consapevole che la nuova apertura al mondo avrebbe portato, sì, crescita, ma anche la necessità di aiuti che non potevano che provenire dall’estero. La Santa Sede come veicolo di sviluppo, insomma, e i missionari come portatori di pace sociale.
D’altronde, c’era bisogno, in qualche modo, di dare sviluppo alla Mongolia, la seconda nazione socialista del mondo dopo l’Unione Sovietica, costituitasi nel 1921. Ulaan Baatar, alla fine, significa l’Eroe Rosso, e si riferisce al tipografo Damdi Sùhabatar, che aveva 19 anni quando, nel 1921, fondò la Repubbica Popolare di Mongolia insieme al 23enne telegrafista Horloogijn Čojbalsan. Questi succederà a Súhabataar e guiderà il Paese fino al 1952, erigendo per l’amico un Mausoleo nella piazza principale della capitale. Mausoleo smantellato nel 2005 e sostituito da una grande statua di Gengis Khan attorniato dai suoi figli a cavallo.
La statua di Gengis Khan, insieme al museo di recente costruzione, e al grande lavoro culturale fatto dal governo mongolo, segnala un cambio di rotta riguardo il passato. Dal 1991, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la Mongolia ha cercato di ripristinare la libertà religiosa, e la nuova costituzione adottata nel 1992 idealmente garantisce le libertà fondamentali, compresa quella religiosa, e sancisce il principio della separazione tra Stato e religioni.
Aiuta, per comprendere la situazione, leggere il Rapporto sulla Libertà Religiosa nel mondo della Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre.