Città del Vaticano , lunedì, 28. agosto, 2023 10:00 (ACI Stampa).
Quando Papa Francesco atterrerà in Mongolia, il prossimo 1 settembre, si troverà in un territorio di antica evangelizzazione, dove il cristianesimo arrivò nel VII secolo con i nestoriani e dove il Papa inviò un legato, un francescano, nel XIII secolo, che addirittura precedette l’arrivo di Marco Polo a Kubali Khan. Ma si troverà anche di fronte ad un piccolo gregge di cristiani, stretti tra la grande maggioranza buddhista e l’eredità comunista, in uno Stato che cerca di stabilirsi dai tempi del collasso dell’Impero Sovietico.
La Mongolia è terra di periferia, e nessun Papa vi è mai stato prima di Francesco. Ma è terra di periferia non solo perché si trova, effettivamente, alle periferie del mondo e delle grandi potenze, ma anche perché l’immigrazione verso la capitale Ulaanbator è fortissima, e la periferia della capitale è un ammasso di ger (le tende tradizionali) e condizioni difficili che contrastano con la modernità di una città che in trenta anni ha vissuto un vero e proprio boom. In Mongolia, le periferie sono andate verso il centro, e la missione della Chiesa cattolica è di prendersi cura di tutti.
Lo fa con otto parrocchie e due cappelle, cinque delle quali a Ulaanbatar e dintorni, due nel Nord del Paese e una ad Aveiheer. Queste parrocchie e cappelle sono gestite da 22 sacerdoti, di cui due sono mongoli, ma anche con 35 suore, alcuni laici missionari, che sono ripartiti tra 11 congregazioni religiose e 24 nazionalità. Ma i protagonisti dell’evangelizzazione sono i catechisti, mongoli e dunque membri del popolo, capaci di esprimersi nella loro lingua in modi che i missionari non riuscirebbero mai.
Finora, il 71 per cento delle attività della Chiesa cattolica in Mongolia riguardano promozione umana e sviluppo, educazione, sanità, assistenza, promozione e diffusione della cultura mongola. Ma sono obiettivi forse da riorientare, ha notato tempo fa il Cardinale Giorgio Marengo, prefetto apostolico di Ulaanbatar, perché la società non è più la stessa.
Ma molto è cambiato dai tempi in cui ci fu la primissima evangelizzazione. Il cristianesimo arrivò in Mongolia nel VII secolo, attraverso i nestoriani, con diverse vicissitudini. Il cattolicesimo, però, vi penetrò più tardi, con il frate francescano Giovanni da Pian del Carpine. Era il 1246 (prima di Marco Polo, che arrivò da Kublai Khan nel 1274) quando giunse alla corte del Khan per assistere alla proclamazione di Guyuk come successore di Ogodei, il terzo figlio di Gengis Khan.