Roma , giovedì, 24. dicembre, 2015 9:00 (ACI Stampa).
La crisi dell'editoria prosegue la sua corsa mietendo sempre più vittime. Ad entrare nel vortice questa volta è la storica agenzia cattolica MISNA, l'agenzia missionaria, la voce di chi non ha voce.
I quattro istituti che ne sono editori - Comboniani, Consolata, Pime, Saveriani - attraversano una grave crisi finanziaria e per questo hanno dunque deciso di chiudere l'agenzia.
E nei giorni scorsi i giornalisti di MISNA hanno deciso di prendere carta e penna e di scrivere un appello a Papa Francesco.
"Siamo i giornalisti della MISNA - scrivono al Pontefice - quella piccola agenzia di stampa dei Missionari che da quasi vent’anni racconta le periferie della tua amata Africa, dell’Asia, dell’America Latina. A pochi giorni dal Natale, il prossimo 31 dicembre, questa ‘voce degli ultimi’ rischia di spegnersi. Con una decisione per noi drammatica e incomprensibile, un gesto che chiude simbolicamente la Porta Santa che tu hai voluto aprire a Bangui, le congregazioni missionarie proprietarie della Misna (Missionari Comboniani, Missionari della Consolata, Pontificio Istituto Missioni Estere, Missionari Saveriani) hanno deciso di sospendere le pubblicazioni".
"Erano state loro - proseguono i giornalisti - le stesse Congregazioni, animate da un missionario speciale, Giulio Albanese, a creare nel 1998 questa piccola, grande, realtà della comunicazione missionaria. Se diamo un satellitare a ogni missionario, nel più sperduto angolo della Terra - dal Congo alla Fin del Mundo - avremo un racconto del mondo davvero unico, libero e ispirato, questa era l’idea da cui siamo nati e che riteniamo oggi ancora e più che mai attuale e necessaria. Con amore e dedizione, da allora ci battiamo per cambiare, a modo nostro, la maniera di fare informazione. Oggi, però, gli Istituti missionari proprietari della Misna si dicono stanchi, demotivati, così schiacciati dalle spese e privi di energie da ritenere inutile la sopravvivenza della loro stessa creatura. Sarebbe un errore grave: senza MISNA a pagare saranno le giovani Chiese, le periferie, la società civile che invoca una giustizia sociale senza cui non può esserci Pace. E l’idolo del denaro spegnerebbe la voce dei poveri. In tutti i modi abbiamo pregato l’editore di sedersi attorno a un tavolo e trovare con noi una soluzione. Ci siamo offerti di continuare a lavorare tagliando i nostri stipendi, provando a fare di tutto, insieme – noi laici al fianco dei missionari - per far sì che la Misna vada avanti! Ma non siamo stati ascoltati".