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Il Meeting di Rimini racconta il gusto del quotidiano di san Benedetto da Norcia

Ci accompagna uno dei curatori Roberto Rovaioli

La mostra su San Benedetto |  | Meeting Rimini
La mostra su San Benedetto | Meeting Rimini
La mostra su San Benedetto |  | Meeting Rimini
La mostra su San Benedetto | Meeting Rimini

L’esperienza dei monaci benedettini con la loro regola ‘Ora et Labora’ è una delle chiavi di lettura più importanti della storia del Medioevo; per la pianura padana, seminata dalle loro abbazie fu il cuore di quell’esperienza del lavoro, destinata a proseguire per secoli ed a lasciare in eredità eccellenze che oggi sono motore di uno sviluppo destinato a proseguire nel tempo. Tra le più importanti, il Grana Padano vide la prima forma messa a stagionare dai monaci di Chiaravalle nel 1135, avviando un’attività fondamentale per gli allevamenti tra le Alpi e gli Appennini, che oggi vanta una produzione annua di oltre 5.200.000 forme.

Ebbene, quella civiltà ancora rappresenta uno straordinario riferimento spirituale, sociale, culturale ed economico, tantoché fino al 25 agosto è raccontata al Meeting per l’Amicizia fra i popoli di Rimini con una mostra dal tema ‘Il gusto del q

Il Meeting di Rimini racconta il gusto del quotidiano di san Benedetto da Norcia

uotidiano – Lavoro e compimento di sé, da san Benedetto ad oggi’, realizzata da Compagnia delle Opere Agroalimentare, in collaborazione con il Consorzio ‘Tutela Grana Padano’, un percorso realizzato da Roberto Ravaioli, Fabio Saini, Michelangelo Menna, Stefano Pezzini, con la consulenza storica di Nando e Gioia Lanzi, Silvia d’Atri e le video interviste di Federico Andreotti.

La mostra parte dalla storia dei benedettini e porta il visitatore a capire se oggi sia possibile vivere il lavoro all’altezza dei propri desideri e se, in una situazione planetaria e anche intima di generalizzata incertezza, l’uomo possa accendere creatività e positività per affrontare la realtà e assaporare ‘il gusto del quotidiano’, come ha commentato Roberto Rovaioli:

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“La regola benedettina rispose alla grande crisi della caduta dell’Impero Romano di occidente, che le prime due sale della mostra in una moderna abbazia rievocheranno. La risposta fu trovata dalla progettazione e nella vivacità dei chiostri dei monasteri, dove nascevano le grandi innovazioni che in tutta Europa fecero ripartire economia e socialità, in territori spesso ostili.

Come allora, dobbiamo attraversare una foresta, che la mostra evoca tra crisi climatica ed economica e frantumazione dell’Io. Ma nel capitolo e nella foresteria, come nelle abbazie, il visitatore ascolterà le testimonianze e le indicazioni di chi ha saputo rispondere alle difficoltà trovando il ‘gusto del quotidiano’ nell’amicizia, nel lavoro e in una vita all’altezza dei desideri del cuore”.

A lui chiediamo di spiegare il motivo di una mostra sul lavoro al Meeting?

“Il Meeting da sempre pone al centro temi riguardanti la persona, ed il lavoro è un aspetto centrale rispetto all’identità di ogni uomo e donna nel suo rapporto con la realtà. La crisi odierna si riflette drammaticamente sul tema del lavoro, da molti punti di vista. La mostra ‘Il gusto del Quotidiano’ intende riflettere sulle dinamiche che creano lavoro, e lo trasformano da schiavitù necessaria a fecondità creativa, oggi, come al tempo di san Benedetto”.

In quale modo il lavoro può essere un’amicizia inesauribile?

“Oggi si concepisce il lavoro e l’esistenza come un fatto esclusivamente individuale, nel quale spesso l’uomo si ritrova solo. La mostra vuole evidenziare come la dinamica costitutiva della persona è la relazione, nella quale ciascuno può trovare un potenziamento delle proprie attitudini. Le comunità monastiche hanno costituito i primi esempi di cooperazione stabile, producendo una ricchezza di innovazioni, idee, progresso che sono state alla base della rinascita dell’Europa sulle ceneri della caduta dell’impero Romano. Anche oggi esistono esempi di luoghi di amicizia nei quali chi lavora può trovare un aiuto a non restringere il proprio orizzonte”.

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E san Benedetto da Norcia cosa c’entra?

“San Benedetto è stato il primo a capire che l’uomo è un essere che ha bisogno di unità e di relazione: lavoro, riposo, e senso della vita devono essere armonizzati in una dinamica complessiva che dà pace e stabilità, all’interno di una compagnia che ti sostiene,  ti sprona e ti aiuta a rialzare lo sguardo. Da questo “mix” è nata una fecondità che ha portato per secoli innovazione i tutti i campi; possiamo imparare qualcosa sull’oggi da questa esperienza?”

Come nasce il 'gusto' per il quotidiano?   

“Il gusto del quotidiano è uno sguardo che ti fa apprezzare ogni aspetto della realtà. Ha a che fare con la ricerca della propria felicità. Cominciare a mettere questo orizzonte fra le proprie priorità esistenziali è già l’inizio di un cambiamento; occorre cercare amici che ti sostengano a tenere alta questa prospettiva, anche sul lavoro”.

In quale modo l’agricoltura può essere una ‘spinta’ per una rinascita ‘creativa’? 

“Ogni mestiere, anche il più umile o il più tecnologico, può essere una spinta creativa di rinascita, a patto che chi lo compie abbia come orizzonte i desideri più profondi del proprio cuore”.

Nel discorso alla Fao papa Francesco ha affermato che i programmi devono rispettare le comunità: in quale modo l’agricoltura può essere generativa?

“Il tema è quello del bene comune. Se l’uomo vive il creato come un dono, e la persona come il centro di ogni azione, è più facile che i programmi e le politiche vadano nella direzione giusta, che, almeno tentativamente, salvaguarda il bene di tutti”.