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L'omaggio del Meeting di Rimini a Eugenio Corti con la mostra sul Il Cavallo Rosso

Un colloquio con la curatrice Elena Rondena

La Mostra su Renato Corti al Meeting 2023 |  | Meeting 2023
La Mostra su Renato Corti al Meeting 2023 | Meeting 2023
La Mostra su Renato Corti al Meeting 2023 |  | Meeting 2023
La Mostra su Renato Corti al Meeting 2023 | Meeting 2023
La Mostra su Renato Corti al Meeting 2023 |  | Meeting 2023
La Mostra su Renato Corti al Meeting 2023 | Meeting 2023
La Mostra su Renato Corti al Meeting 2023 |  | Meeting 2023
La Mostra su Renato Corti al Meeting 2023 | Meeting 2023

“Verso le quattro cominciò a schiarire. A levante si formò nelle tenebre un barlume verde scuro, che tracciò poco alla volta un segmento d'orizzonte, come a dire un principio di separazione tra il cielo e
il mare, entrambi ancora neri. Poi la luce crebbe, si diffuse, le stelle andarono attenuandosi, mentre la macchia verdastra si espandeva sempre più, trasmutando in rosso, in oro, in altri colori. Sospesa
nel cielo sopra il mare sterminato rimase un'unica stella, goccia di luce tremula: era Espero, la prima che si accende la sera, l'ultima che si spegne al mattino. Dal piano del mare emerse infine un
punto straordinariamente luminoso, che crebbe fino a trasformarsi in un principio di disco: il sole. I dieci uomini, avvolti nelle loro umide coperte, osservarono quasi senza parlare lo spettacolo, mentre
la barca seguitava a correre bravamente, spinta dal suo inestetico motore”.

Partendo da questo breve brano che Eugenio Corti racconta ne ‘Il Cavallo Rosso’ incontriamo  Elena Rondena, docente a contratto di Letteratura Italiana per la facoltà di Interfacoltà
Economia-Lettere e Filosofia e per la facoltà di Linguaggi dei Media presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, curatrice insieme a Giuseppe Langella, Giulio Luporini, Paola Scaglione, Renato Mambretti, Franco Camisasca, Alessandro Rivali, Francesco Righetti, Camilla Gaetano, Gianfilippo Filippi, della mostra ‘Il Cavallo Rosso di Eugenio Corti. Le prove della storia, il lievito della vita’, dedicata allo scrittore brianzolo dal Meeting dell’Amicizia tra i popoli.

La mostra propone una rilettura delle 1280 pagine dell’opera, con particolare attenzione alle dinamiche che hanno portato l’autore a concepire l’attività dello scrivere come un compito assegnatogli dalla Provvidenza. Il percorso intreccia la biografia dell’autore brianteo con le vicende narrate nel romanzo, osservando, per certi aspetti, quasi una sovrapposizione fra la sua vita ed il contenuto dell’opera. Adiacente alla mostra c’è anche un’arena dove quotidianamente i curatori ed altri esperti di Eugenio Corti danno vita a momenti di dialogo e confronto sui personaggi del romanzo e sull’autore.

Ad Elena Rondena chiedo di spiegare il legame che può esistere tra il titolo del tema del meeting di quest’anno ed Eugenio Corti: “Tra il titolo del Meeting di quest’anno ed Eugenio Corti c’è un forte legame. Infatti nel Cavallo rosso i diversi personaggi vivono in modo intenso trame di amicizia così profonde e vere da affrontare le numerose prove che la vita pone loro di fronte; è veramente un valore inesauribile perché non finisce neppure durante la nostra esistenza.
Basti pensare a come si chiude il romanzo, con Alma che alle porte del Paradiso sta per re- incontrare tutti i suoi amici”.Quale ‘posto’ occupa ‘Il cavallo rosso’ nella letteratura italiana?

“Il Cavallo rosso di Eugenio Corti è un romanzo storico le cui vicende si dipanano dal maggio del 1940, dal momento dell’entrata in guerra dell’Italia, fino al maggio del 1974, poco prima che
entrasse in vigore in Italia la legge sul divorzio in seguito al Referendum. È dunque un’opera che copre un arco temporale tale per cui può essere inclusa nella letteratura italiana del Novecento.
Cesare Cavalleri, direttore della casa editrice Ares, a suo tempo, su questo libro, aveva affermato che ‘ha il respiro di Guerra e pace, l’inoppugnabilità del miglior Solženicyn, la tenerezza ctonia del
cinematografico Albero degli zoccoli’. Si auspica, perciò, che questa mostra contribuisca a restituirgli il posto che gli spetta nel panorama della letteratura italiana”.

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Cosa era la scrittura per Eugenio Corti?
“La stoffa dello scrittore in Corti si intravede già durante le scuole elementari: la lettura, ad esempio, dei temi mostra delle qualità certamente innate, ma è soprattutto a partire dalla ritirata di
Russia che egli decide di mettere veramente a frutto i talenti ricevuti. Laureatosi presso la facoltà di giurisprudenza in Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, mentre lavora nella ditta del padre, coltiva una passione che con l’aiuto di bravi maestri come il prof. Mario Apollonio diventa una vera e propria vocazione”.

Cosa racconta la mostra ‘Il cavallo rosso di Eugenio Corti: le prove della storia, il lievito della vita’ esposta al meeting di Rimini?
“La mostra ‘Il Cavallo rosso di Eugenio Corti: le prove della storia, il lievito della vita’ propone un percorso nel quale il visitatore è chiamato a immedesimarsi con le numerose prove che vengono
evocate nel romanzo: alcune date dal naturale svolgimento delle tappe della vita (come emergono nella ricerca della propria realizzazione da un punto di vista professionale e affettivo, nell’impegno
culturale, sociale e politico), altre generate dalle scelleratezze degli uomini, quali lo svolgersi della Seconda guerra mondiale con tutte le sue conseguenze e la brutale violenza generata dalle ideologie
che hanno prodotto i lager nazisti e sovietici. Allo stesso tempo, essa sottolinea come Eugenio Corti, attraverso le molteplici storie dei protagonisti del romanzo, indichi ciò che permette alla loro
vita di prendere forma, di lievitare, proprio come si evince dal riferimento evangelico alla parabola del lievito”.

Quanto ha inciso la fede nella scrittura dei suoi libri?
“La fede sottende tutte le sue opere. Cresciuto in una terra, la Brianza, radicata nella tradizione cattolica, matura in una famiglia che vive con una grande coscienza cristiana ogni circostanza. Così,
quando gli arriva la chiamata per le armi, sceglie di andare in Russia perché vuole conoscere il comunismo, ossia un mondo svincolato da Dio. E’ proprio nelle lande desolate della steppa bianca
che durante la notte di Natale del 1942 promette alla Madonna che, se lo avesse salvato, avrebbe informato tutta la sua vita alla messa in pratica del secondo versetto del Pater Noster. Da quel
momento si è sentito chiamato a obbedire ad una speciale investitura. Tutte le sue opere, gli incontri, le conferenze, i viaggi hanno avuto come scopo quello di mostrare la verità del Regno di
Dio”.

Quale è lo scopo del Centro di ricerca ‘Letteratura e cultura dell’Italia unita – Francesco Mattesini’?
“Il centro di ricerca ‘Letteratura e cultura dell’Italia unita - Francesco Mattesini’ dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ha mosso i primi passi nel 1973, con un gruppo di ricercatori
che volevano ancorare la loro idea di letteratura ad un preciso programma di ricerca e a una serie di valori civili, etici e religiosi. Vanta una storia cinquantennale nella quale i diversi direttori che si
sono susseguiti (i professori p. Francesco Mattesini, Giuseppe Langella ed attualmente il prof. Giuseppe Lupo), con i segretari (il prof. Enrico Elli, rimasto in carica quarant’anni, e Marco
Corradini) ed i numerosi dottorandi, assegnisti e giovani che si sono susseguiti, hanno costruito un luogo di ricerca e di studio particolarmente fecondo, dando vita a numerosi convegni, pubblicazioni, incontri, senza mai far venir meno l’amore alla persona e ciò che muove i suoi desideri”.