Roma , martedì, 29. agosto, 2023 10:00 (ACI Stampa).
“La partecipazione alla crescita democratica della società civile e delle istituzioni ha oggi bisogno di donne e di uomini cristiani, consapevoli della loro fede, che testimonino, in ogni ambito del vivere comune, la loro ispirazione, i valori e i comportamenti che la loro fede continua a fermentare, senza i quali questa società non sarà migliore. L’individualismo esasperato di oggi non restituisce alle persone la libertà sperata, la felicità cercata, bensì il consumo di sé stessi. Abbiamo bisogno di recuperare la passione dell’altro, il riconoscimento dell’altro, l’accoglienza dell’altro”.
Così ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, durante la celebrazione eucaristica conclusiva del convegno per ricordare gli 80 anni del Codice di Camaldoli, organizzato dalla Cei, dalla comunità di Camaldoli e da ‘Toscana Oggi’ nel monastero toscano, che ha sottolineato la necessità di “aumentare i luoghi di incontro, di formazione, le occasioni di riflessione comune non solo sui temi civili e sociali, ma anche su quelli della fede: sia nella forma ecclesiale (il Sinodo in corso, voluto da papa Francesco, ne è un’espressione); sia nella forma laicale, attraverso un autonomo e responsabile esercizio di laicità del credente”.
Partendo da queste parole è bene ricordare che il ‘Codice di Camaldoli’ è un documento programmatico elaborato nel luglio 1943 da un gruppo di intellettuali di fede cattolica, che tratta tutti i temi della vita sociale: dalla famiglia al lavoro, dall’attività economica al rapporto cittadino-stato, come ha spiegato bene nella relazione introduttiva il professor Tiziano Torresi, docente di Storia delle Istituzioni Politiche all’Università degli Studi Roma Tre e consulente scientifico della Fondazione ‘Camaldoli Cultura’:
“Ritornare, ricominciare, ripartire da Camaldoli senza consapevolezza della storia significa contraddirne lo spirito. Perché se una lezione si può trarre da quelle vicende è che in esse i cattolici italiani, come in altre, decisive svolte nella storia del Paese, hanno saputo inventare qualcosa di nuovo e di grande perché hanno avuto il coraggio di guardare avanti, non indietro.
Non come epigoni dell’ieri ma come pionieri del domani. A chi vagheggiava ritorni al passato, De Gasperi, già nel 1935, rispondeva che è ‘una legge storica che una esperienza troppo fatta non possa essere ricominciata’.