Città del Vaticano , mercoledì, 23. agosto, 2023 14:00 (ACI Stampa).
Nei suoi quasi 27 anni di pontificato Giovanni Paolo II ha presieduto ben 15 diversi sinodi: 6 assemblee generali ordinarie, 1 straordinaria e 8 speciali.
Il primo approccio di Giovanni Paolo II con il sinodo è l’assemblea speciale per i Paesi Bassi, convocata dal 14 al 31 gennaio 1980. Quali presidenti delegati il Papa sceglie il Cardinale Johannes Willebrands, Arcivescovo metropolita di Utrecht, Presidente della Conferenza Episcopale dei Paesi Bassi e anche Presidente del segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani ed il futuro Cardinale Godfried Dannells, Arcivescovo metropolita di Bruxelles. Il sinodo venne convocato dal Papa per riportare unità all’interno della chiesa olandese, scossa da divisioni tra le diverse anime dell’episcopato.
Dal 26 settembre al 25 ottobre 1980 si svolse in Vaticano la V assemblea generale ordinaria, dedicata alla famiglia cristiana. Giovanni Paolo II designò quali presidenti delegati i Cardinali Raul Francisco Primatesta, Arcivescovo metropolita di Cordoba e Presidente della Conferenza Episcopale Argentina; Lawrence Trevor Picachy, Arcivescovo metropolita di Calcutta e Presidente della Conferenza Episcopale Indiana; Bernardin Gantin, Presidente della Pontificia Commissione Giustizia e Pace. Come Relatore Generale la scelta di Giovanni Paolo II cadde sul Cardinale Joseph Ratzinger, Arcivescovo metropolita di Monaco e Frisinga. Il 22 novembre 1981 Giovanni Paolo II pubblicò l’esortazione apostolica post-sinodale Familiaris Consortio, ribandendo di fatto la posizione di Paolo VI espressa nella enciclica Humanae Vitae del 1968.
Tre anni dopo – dal 29 settembre al 29 ottobre 1983 – il Papa riunisce il Sinodo per la VI assemblea generale ordinaria. Il tema in discussione è “La penitenza e la riconciliazione nella missione della Chiesa”. Questa assemblea si svolge nell’ambito del giubileo straordinario della redenzione. Riconciliatrice è la Chiesa in quanto proclama il messaggio della riconciliazione. “Riconciliatrice è la Chiesa anche in quanto mostra all'uomo le vie e gli offre i mezzi per la riconciliazione. Le vie sono, appunto, quelle della conversione del cuore e della vittoria sul peccato. I mezzi sono quelli del fedele e amoroso ascolto della parola di Dio, della preghiera personale e comunitaria e, soprattutto, dei sacramenti, veri segni e strumenti di riconciliazione, tra i quali eccelle, proprio sotto questo aspetto, quello che con ragione usiamo chiamare il sacramento della riconciliazione, o della penitenza, sul quale ritornerò in seguito”, ribadiva il Papa nella esortazione apostolica post-sinodale Reconciliatio et paenitentia, pubblicata il 15 agosto 1984.
In occasione del ventesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, il Papa decise la convocazione della seconda assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi che si svolse dal 24 novembre all’8 dicembre 1985. “Alla fine del secondo millennio dopo Cristo – osservava Giovanni Paolo nell’omelia della messa conclusiva - la Chiesa desidera ardentemente una sola cosa: essere la stessa Chiesa che è nata dallo Spirito Santo, quando gli apostoli erano assidui nella preghiera insieme con Maria nel cenacolo di Gerusalemme. Infatti fin dall’inizio essi hanno avuto al centro della loro comunità colei che è l’Immacolata Concezione. E la guardavano come proprio modello e figura. Alla fine del secondo millennio la Chiesa desidera vivamente essere la Chiesa nel mondo contemporaneo, desidera con tutte le forze servire, in modo che la vita umana sulla terra sia sempre più degna dell’uomo. Tuttavia essa, nello stesso tempo, è consapevole, forse come non mai, che può compiere questo ministero solamente nella misura in cui è, in Cristo, sacramento dell’intima unione con Dio, e per questo fatto anche sacramento dell’unità di tutto il genere umano”.