Città del Vaticano , giovedì, 9. aprile, 2015 10:55 (ACI Stampa).
Un re boemo, ultimo imperatore del Sacro Romano Impero, un Papa rifugiato ad Avignone, una incoronazione a nome del Papa ma per mano del decano del Collegio Cardinalizio, è il 1355 l’Europa da allora sarà per secoli divisa tra Oriente ed Occidente, e ci vorranno secoli per tornare a quell’ idea di Europa Unita che si spegneva dopo il regno di Carlo IV.
660 anni dopo il cammino dell’ Europa è ancora pieno di difficoltà, anche per questo la patria di Carlo, la Boemia, che oggi è diventata Repubblica Ceca, ha voluto riunire chi ha a cuore le radici cristiane del continente per una preghiera speciale.
Nel pomeriggio dell’ 8 aprile nella chiesa del Campo Santo Teutonico, luogo di accoglienza dei pellegrini tedeschi, fiamminghi e boemi all’epoca di Carlo IV, tre cardinali, due ambasciatori e un euro parlamentare hanno pregato per l’ Europa. Non per l’Europa del passato, ma per tracciare le linee di una Europa che dal passato guardi avanti.
Per combattere una “malattia della smemoratezza delle origini cristiane” come ha ricordato il cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, che rende perfino le grandi cattedrali dei “gusci vuoti”. La perdita dell’identità, ha spiegato il cardinale, porta inevitabilmente alla apatia e all’indifferenza, tanto da non riuscire a reagire di fronte agli attacchi che arrivano in modo aggressivo da chi sente una identità forte.
Identità che Carlo IV sapeva ben proteggere, tanto da realizzare un altare dedicato a San Venceslao, patrono della Boemia e della pace, nella basilica di San Pietro.