Roma , lunedì, 14. agosto, 2023 10:00 (ACI Stampa).
Nel 1703, cioè esattamente 320 anni fa, Carlo Tommaso Maillard de Tournon arrivava in India dopo un viaggio di due anni che lo avrebbe portato in Cina come primo legato pontificio nel Paese, inviato direttamente da Papa Clemente XI. E, prima di ripartire, si occupò anche della vicenda dei riti malabaresi. Un po’ quello che succede oggi, con il Papa che manda un arcivescovo greco cattolico come commissario in India, in quello che è una delle molte similitudini con i tempi attuali che si trovano nella storia di Maillard de Tournon.
Del suo viaggio in Cina, terminato in modo tragico con Maillard de Tournon imprigionato a Macao dove muore a soli 41 anni, dopo che il Papa lo aveva creato cardinale per la sua fedeltà, racconta ora un libro di un giovane studioso cinese, Rui Zhang, che insegna storia a Shanghai ma che ha vissuto vari anni in Italia, collaborando anche con la Pontificia Università Urbaniana. Il libro si intitola “La missione del primo legato pontificio Maillard de Tournon. All’origine delle relazioni tra Santa Sede e Cina (1622 – 1742)”, ed è pubblicato dalla Urbanian University Press.
Il libro ha un vasto apparato storico, usa fonti disparate, ha il merito di ben contestualizzare la missione del legato pontificio. Una missione che nasce quando in Cina si trovano i gesuiti, che lavorano alla corte di Pechino, ma anche i francescani, e infatti il vescovo di Pechino è francescano. Ma in cui gli stessi missionari sembrano a volte persi in questioni nazionali e nazionaliste, con i gesuiti divisi tra i francesi e i portoghesi, gli ordini mendicanti promotori di un altro tipo di diffusione del Vangelo, mentre le varie nazioni – Francia e Portogallo in primis – cercano di compiere missioni nazionali, e il Portogallo otterrà persino un padroado.
In tutto questo, Clemente XI sceglie come suo legato Maillard de Tournon, giovane, ma cagionevole di salute, proveniente da una famiglia nobile, che conosce l’arte della diplomazia e che ha un tratto umano che piace. E decide di ordinarlo personalmente vescovo, dandogli il titolo di patriarca di Antiochia, mandandolo in Cina come suo inviato particolare.
Una missione che viene considerata drammatica da molti, per il modo in cui finisce, ma che in realtà ha diversi aspetti. E il libro ha il pregio di ricostruire anche invidie e prese di posizioni delle organizzazioni religiose attive in Cina, che nel difendere le loro posizioni diventano, in fondo, i primi sabotatori della difficile missione di Maillard.