Carpi , domenica, 13. agosto, 2023 10:00 (ACI Stampa).
La tradizione ha sempre visto in questa barca, lontana dalla riva e sbattuta dalla violenza delle onde, l’immagine della Chiesa che “come nave avanza tra i flutti, non raramente avversi, delle vicende umane” (Giovanni Paolo II, Efeso 1979). E quando le forze avverse sembrano moltiplicarsi nasce nel cuore di coloro che si trovano in essa l’inquietudine, spesso accompagnata dalla paura per le sorti della Chiesa stessa e del mondo. Sintomi che evidenziano una mancanza di fede. La vicenda di san Pietro, al riguardo, è illuminante. L’Apostolo ha potuto camminare sulle acque fino a quando ha tenuto il suo sguardo fisso su Cristo. Comincia ad inabissarsi e a soccombere alla tempesta non a causa della violenza dei fenomeni naturali ma perchè il suo sguardo da Cristo si è spostato al vento e alle onde minacciose. E così la paura ha di nuovo preso il sopravvento. Questo ci insegna che la fede ci rende partecipi della signoria di Gesù, ci dona sicurezza nella vita e ci fa scoprire che il Signore può trarre il bene anche da quelle situazioni, che a noi appaiono fallimentari.
Il Vangelo di questa domenica, dunque, costituisce una “buona notizia”. Il Gesù vede che la barca dove si trovano i suoi amici si trova in difficoltà e non rimane indifferente davanti alle loro paure e sofferenze. Alla loro richiesta di aiuto - Signore, salvami! - risponde con parole piene di affetto e di consolazione: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. La parola coraggio, nel suo significa originario, significa “dare il cuore”. Egli, dunque, ci assicura, innanzitutto, che il suo amore non è venuto meno; che il suo cuore è per noi e per la sua Chiesa. Inoltre, dicendoci: Sono io il Signore garantisce la Sua presenza, ci ricorda che la Chiesa è Sua, gode della Sua protezione, soprattutto che noi siamo suoi, apparteniamo al suo Cuore.
Queste parole del Signore ci liberano dalla tristezza e dal pessimismo e ci impediscono di cadere nella trappola a cui vogliono portarci tanti uomini, così detti di cultura, e anche cristiani che danno per scontata la prossima fine della Chiesa e la liquidazione della fede. Si tratta di profezie che vengono ripetute e aggiornate da quando esiste la Chiesa e sono state sempre smentite. Il merito non è nostro, ma di Colui che tiene il timone: Cristo. Il Quale, come è accaduto nel caso degli apostoli, può sorprenderci per il modo con cui si rende presente. Non possiamo essere noi ad indicare al Signore come intervenire. A noi compete di tenere gli occhi fissi su di Lui. Gesù, tra poco nell’Eucarestia, si renderà presente tra noi e anche a noi, come a Pietro, tenderà la sua mano e ci attirerà a sè per fare con Lui una cosa sola. Scrive san Giovanni Crisostomo: Cristo con me, che posso temere? Mi assalgano pure le onde del mare e l’ira di potenti, tutto ciò non ha più peso di una ragnatela (Omelia prima dell’esilio).
Ma perchè in Gesù abbiamo un sostegno sicuro? Ci aiuta rispondere a questo interrogativo il dialogo tra Cristo e Pietro, che costituisce il cuore dell’episodio. Dialogo che si conclude con la grande professione di fede dell’apostolo: Davvero tu sei il Figlio di Dio. Gesù può camminare sulle acque e mettere a tacere la tempesta, qualunque forma essa assuma, perchè è il Figlio di Dio. Se Gesù non fosse Dio la fede in Lui non avrebbe alcuna ragion d’essere. Per questo motivo, l’itinerario che ci fa compiere il Vangelo non è finalizzato a farci scoprire l’umanità di Cristo, che appare evidente, ma la sua divinità. Gesù è sulla barca della Chiesa e della nostra vita con la forza onnipotente della sua divinità. Una presenza non eclatante, ma certa ed efficace perchè ci salva dall’abisso del peccato e della morte
Adesso, con la lode nel cuore, accogliamo Colui che si levò un giorno a comandare al vento e al mare e al quale il vento e il mare obbedirono. “ Taci, calmati”. Si tratta di un esorcismo. La scena si trasforma, così, da salvataggio fisico in segno misterioso della vittoria di Cristo sul male.