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Giubileo: il grazie del Penitenziere Maggiore ai confessori di tutto il mondo

Il cardinale Mauro Piacenza Penitenziere maggiore  |  | Daniel Ibanez/Cna Il cardinale Mauro Piacenza Penitenziere maggiore | | Daniel Ibanez/Cna

Nel Natale del Giubileo il Penitenziere Maggiore, il cardinale Mauro Piacenza, ha inviato una lettera speciale ai confessori. “Mossi i primi passi in questo Anno Giubilare della Misericordia e guidati dalla sapienza delle magnifiche antifone “O” di questi ultimi giorni di Avvento,- si legge nel testo-  ci prepariamo ad entrare nel sempre vivo stupore della Chiesa di fronte al mistero della Sacra Famiglia, nella quale il Figlio Eterno dell’Eterno Padre ha voluto farsi Uomo,  “per noi uomini e per la nostra salvezza”.

Il Natale, ricorda il cardinale, non è qualcosa di fiabesco e sdolcinato ma un “mistero santo, rispetto al quale il mondo e la storia vengono e verranno giudicati alla fine dei tempi, il mistero santo della Misericordia di Dio.”

E non saremo giudicati sul nostro comportamento morale “piuttosto, in base alla “verità” del nostro amore: un amore perfettamente umano, quindi intelligente e libero; un amore che non “possiede” il fratello, ma ne comprende, desidera e persegue il vero bene; un amore che usa tutto e pone la propria stessa vita al servizio del destino eterno degli uomini, e che non sfrutta, invece, le persona al servizio dei propri miseri interessi; un amore che inevitabilmente, in modo più o meno consapevole, prende posizione di fronte al mistero del Figlio di Dio fatto Uomo, che incessantemente “viene”, prima nel nascondimento di Betlemme, adesso nel mistero della Chiesa e, alla fine dei tempi, nella gloria”.

Un amore quello umano, che è però “ferito, “inquinato” dal peccato e che, non solo ha bisogno di essere “vero”, ma, ancor più e sempre, ha bisogno di essere “inverato”, purificato, salvato” e “solo la Grazia di Cristo ha questo potere. è Lui - ci ha ricordato il Santo Padre - il mistero della Misericordia ed è Lui che, riconosciuto e accolto, rende l’uomo libero di amare veramente”.

Ecco allora la importanza della misericordia sacramentale, la confessione. “ Il fedele, per mezzo del sacerdote confessore e per divina volontà, si trova ai piedi di Cristo Incarnato, Morto e Risorto; dinanzi al suo Signore, è chiamato a confessare, pentito, la verità delle proprie azioni, domandone perdono e, così, per mezzo della “sentenza” di assoluzione, gli è donato di aprirsi alla grande Verità del mistero di Cristo, alla Verità  della Sua Misericordia. Il penitente ne viene abbracciato, risollevato e trasformato, divenendo finalmente capace di “vivere Cristo” e, quindi, anche di “vedere Cristo” e di annunciarLo con gioia”.

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Ai confessori in questo Natale di Giubileo il Penitenziere parla di “servizio che si svolge nel nascondimento, ma che trova la sua forza nella gratitudine per l’immenso privilegio che ci è stato concesso, di poter condurre, sacramentalmente e perciò realmente, i fratelli dinanzi alla “Grotta di Betlemme”, di poterli mettere a contatto con il Misericordiosissimo Cuore di Cristo e vederli così rinascere alla Vita vera”.

E la lettere si conclude con un grazie: “Non molti sentono il dovere di ringraziarvi ma io lo faccio con tutto il cuore, anche a nome degli altri: vi esprimo la più profonda gratitudine per il sacrificio paziente e la carità pastorale che esprimete nel vostro generoso ministero di confessori, che illumina, rinnova e ravviva le fondamenta stesse della Chiesa, ed assicuro l’assidua preghiera alla Vergine Madre, Porta del Cielo ed Icona perfetta della Chiesa, perché, a ciascun sacerdote, ottenga la grazia di una fede viva e di una gioiosa fedeltà alla propria Vocazione, e, a tutti il dono della conversione alla verità della Misericordia di Cristo”.