Roma , martedì, 18. luglio, 2023 12:30 (ACI Stampa).
C’è una giovane realtà sovrana che sta muovendo i primi passi nel mondo diplomatico e che ha organizzato un simposio su “La Cooperazione Internazionale per la Pace e il commercio panarabo” lo scorso 14 luglio. È la Casa Sovrana di Nabatea, discendente dall’antico popolo dei Nabatei, che recentemente ha avuto per una sentenza di arbitrato il riconoscimento come ente sovrano, con diritto di legazione attiva e passiva. Uno Stato senza territorio, un po’ come il Sovrano Ordine di Malta, che ad oggi sta muovendo i primi passi sulla scena diplomatica internazionale.
In attesa di accreditare anche un ambasciatore presso la Santa Sede, la Casa Sovrana di Nabatea ha promosso dunque un simposio, da una parte lanciando l’importanza di una maggiore collaborazione nel mondo panarabico, e dall’altro mostrando la volontà di inserirsi come attori nel lavoro per la pace e l’armonia tra le religioni.
Per questo, tra gli ospiti del simposio è stato invitato il vescovo Antonyos Aziz Mina. È nato a Minya, la città dei martiri copti di Egitto, che ora sono considerati martiri dalla Chiesa cattolica. Ed è copto anche lui, ma copto cattolico (e in fondo copto non è altro che la contrazione di ‘egizio’ in greco). Ed è oggi canonico di Santa Maria Maggiore, dopo aver servito diversi anni come eparca in Egitto ed aver rinunciato poi nel 2017.
L’intervento di Aziz Mina è partito proprio dall’idea di pace. “La pace è qualcosa che si coltiva, e dunque dobbiamo fare uno sforzo per arrivarci”. Ogni comunità, aggiunge, “vuole apparire meglio dell’altra. Ma se uno approfitta di questo sentimento per fare cose belle, non ci sarà bella. Al contrario, la competizione potrà diventare motivo di litigio e di conflitto di interessi”.
Il vescovo Mina sottolinea che le nazioni devono comprendere questa mentalità, perché le nazioni “crescono quando fanno crescere gli uni e gli altri”.