L'episcopato USA si dimostra più moderato e conservative nelle posizioni quando si tratta di scegliere i suoi presidenti e i suoi membri – e infatti, parteciperanno per gli USA il Cardinale Timothy Dolan e l’arcivescovo Timothy Broglio, presidente della Conferenza Episcopale, oltre al vescovo guru dei media vescovo Robert Barron, al vescovo Kevin Rhoades di Fort Wayne – South Bend e al vescovo Daniel Flores, di Brownsville, che è stato tra i delegati USA al Sinodo e sarà tra i presidenti delegati. A loro, Papa Francesco aggiunge anche il Cardinale Sean O'Malley, arcivescovo di Boston, e l'arcivescovo Etienne di Seattle.
Ma tra le nomine del Papa colpisce anche quella del vescovo Oster di Passau, notoriamente critico del percorso sinodale di Germania, a fronte di un numero di delegati tedeschi che invece sono considerati tra i grandi promotori del cammino sinodale: dal presidente della Conferenza Episcopale Georg Baetzing al vescovo Overbek di Essen al vescovo Meier di Augsburg.
Il Papa cerca un equilibrio? Al limite, cerca di mostrare di volere un equilibrio, si può dire con queste nomine. E infatti include tra le sue nomine anche l’arcivescovo di Modena Erio Castellucci, che pure ebbe il suo non placet come possibile presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
Castellucci, insieme a padre Marco Bulgarelli, si aggiunge ad una compagine italiana di cinque vescovi: dall’arcivescovo di Torino – vescovo di Susa Roberto Repole, considerato nella nouvelle vague dei teologi di oggi, al vescovo Franco Brambilla di Novara, dal solido pensiero conservatore: dal vescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte, che ha dalla sua l’esperienza (e la scottatura) dei due sinodi sulla famiglia vissuti come segretario speciale dell’assemblea, all’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia, noto per le sue posizioni in favore degli emarginati, per arrivare all’arcivescovo di Milano Mario Delpini.
Se si guarda all’Italia e agli Stati Uniti, potrebbero sorprendere le assenze dalle nomine dei Cardinali Tobin e Zuppi, ma invece è una assenza ovvia: loro partecipano comunque, come membri ordinari della Segreteria generale del Sinodo.
C’era molta curiosità per le nomine continentali: ogni assemblea sinodale continentale ha presentato una lista di 20 membri, e il Papa ne ha scelti dieci per ciascuno. Quella dell’Europa merita una riflessione. Vi si trova, per esempio, Helena Jeppsen-Spuhler, svizzera, conosciuta al grande pubblico per aver presentato l’Instrumentum Laboris lanciando anche il modello svizzero, e in particolare quello della Svizzera, dove in alcuni casi i sacerdoti sono solo funzionari del sacramento, e già ci sono liturgie della parola officiate dai laici anche la domenica.
Ma allo stesso modo, vi si trova una suora tedesca, Suor Anna Mirijam Kaschner, che rappresenta in realtà le nazioni del Nord, che invece è stata fortemente critica del cammino sinodale tedesco, mettendo in luce come non serva un cambiamento delle strutture, ma piuttosto di vivere la fede in maniera autentica.
E colpisce come per la parte ucraina alla fine sia stata scelta Mariia Sabov, che viene dall’eparchia di Mukachevo, mentre dalla Russia arriva Oksana Pimenova, che lavora al centro giovanile della Madre di Dio a Mosca, di cui è arcivescovo Paolo Pezzi. Anche quest’ultimo parteciperà al Sinodo.
In generale, sembra esserci bilanciamento. Quando si tratta di rappresentanti di chiese orientali, si sceglie sempre il Patriarca. Quando le Conferenze Episcopali sono ampie, è molto facile vadano a rappresentarle degli outsider. Quando ci si trova di fronte a Conferenze Episcopali piccole, vanno i presidenti o le persone di maggior spicco.
Non deve stupire, dunque, la nomina del Cardinale Cristobal Lopez per il Marocco, la cui presenza al Sinodo avrà un peso particolare specialmente se si vuole guardare all’impatto della Chiesa nelle nazioni dove il dialogo interreligioso è necessario.
Dall’America Latina, il nome che spicca di più è quello del Cardinale Barreto, arcivescovo di Huancayo, presidente della Conferenza Ecclesiale dell’Amazzonia. Dalla Cina viene un vescovo di Taiwan, il vescovo Norbert Pu di Kyai, nominato lo scorso anno. Dall’Asia, il nome di maggior spicco è quello del Cardinale birmano Charles Maung Bo, che entra come presidente Federazione delle Conferenze Episcopali di Asia, come l’arcivescovo di Vilnius Gintaras Grusas, presidente del CCEE. Sempre dall'Asia, da notare la presenza dell'arcivescovo di Tokyo Tarcisio Kikuchi, da poco anche presidente di Caritas Internationalis.
Capitolo invitati speciali. C'è Luca Casarini, ora impegnato in una ONG che si occupa di salvataggi in mare e noto per essere leader del movimento no-global. Ma anche Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari, unico movimento rappresentato, e Frere Alois, priore della comunità di Taizé. E poi, monsignor Armando Matteo, segretario del Dicastero della Dottrina della Fede, che avrà un ruolo importante anche all'interno del dicastero come raccordo tra vecchio e nuovo, e il teologo Severino Dianich, nonché il teologo francesce Hervé Legrand, che si è occupato a lungo di sinodalità.
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Tra gli esperti e i facilitatori, ci sono nomine che avranno un peso: quella del teologo italiano Dario Vitali, gesuita, già molto coinvolto nel cammino sinodale; quella del teologo venezuelano Rafael Luciani, che nei suoi studi ha sostenuto che questo nuovo afflato sinodale della Chiesa porti necessariamente a un cambiamento delle strutture; quella di Austen Ivereigh, che ha scritto una biografia del Papa e che aveva già partecipato alla stesura del Documento della Tappa Continentale, molto attivo nel sostenere alcune visioni del Sinodo che potrebbe portare in assemblea. Ma c’è anche il preside del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II Philippe Bordeyne, la teologa Klara Cziszar che ha già partecipato all’Assemblea Sinodale Continentale di Praga come membro del Comitato di Redazione. E poi il teologo Piero Coda, che fu tra coloro che redassero il documento sulla Sinodalità della Commissione Teologica Internazionale, e padre Hyacinthe Destivelle, officiale del Dicastero per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.
I facilitatori sono necessari per portare avanti il metodo della conversazione spirituale, che sembra essere quello che sarà utilizzato in questo nuovo modo di concepire il dibattito, meno istituzionale e più informale, perlomeno nella strutturazione delle componenti in Aula Paolo VI, dove si terrà.
Qualche nomina ufficiale. Tra i presidenti delegati del Sinodo non ci sono solo vescovi o cardinali, ma anche due religiosi e una laica. Nell’ordine, sono presidenti delegati del Sinodo anche il Patriaca di Alessandria dei Copti Isaac Sedrak; il Cardinale Aguiar Retes, arcivescovo di Messico; l’arcivescovo Luis Gerardo Cabrera Herrera di Guayaquil; l’arcivescovo di Perth Timothy Costelloe; il già citato vescovo Flores; il vescovo di Xai – Xai Muandula. E poi, padre Giuseppe Bonfrate, che è direttore del centro Fede e Cultura Alberto Hurtado della Pontificia Università Gregoriana e consultore della Segreteria Generale del Sinodo dal 2015; suor Maria de los Dolores Palencia, membro della commissione dei Contenuti del Consiglio Episcopale dell’America Latina. La laica è Momoko Nishimura, che è stata anche moderatore dell’Assemblea Continentale dell’Asia.
Due i segretari speciali: padre Giacomo Costa, gesuita, consultore della Segreteria Generale del Sinodo e motore di questa assemblea (ha partecipato anche a quattro assemblee continentali) e don Riccardo Battocchio, Rettore dell’Almo Collegio Capranica e Presidente dell’Associazione Teologica Italiana e consultore del Dicastero per il Clero.
La commissione per l’informazione ha come presidente Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione appena rinnovato per altri cinque anni da Papa Francesco. Segretario sarà Sheila Leocádia Pires, Communications Officer della Conferenza Episcopale del Sudafrica. Ora i membri nominati dai continenti - i non vescovi per essere chiari - avranno riunioni sulla metodologia del Sinodo con i loro organismi di riferimento. Poi, si comincerà il lavoro del Sinodo vero e proprio.