Roma , lunedì, 10. luglio, 2023 16:00 (ACI Stampa).
Quasi 57.000 pasti, 2.083 prestazioni mediche, 2.696 docce, 867 cambi vestiario, 178 coperte distribuite, 2.573 persone provenienti da 82 diversi Paesi, con un 14,5% di persone italiane: questi sono i numeri dei servizi erogati nel 2021 dalle Cucine Economiche Popolari di Padova a 140 anni dalla ‘creazione’, come ha spiegato la direttrice suor Albina Zandonà: “Le Cucine economiche popolari hanno radici profonde, radicate nel territorio. Hanno una storia che s’intreccia con la storia stessa della città di Padova, nella sua evoluzione e nella capacità di vedere i bisogni dei più poveri e trovare risposte non solo di emergenza, ma anche di emancipazione”.
Una storia nata il 17 settembre 1882, quando una terribile alluvione mise alla prova anche la popolazione padovana, incidendo in particolare sulle fasce più povere e riversando in città molti
profughi. Una donna, Stefania Omboni, filantropa di confessione protestante, il cui motto era ‘Amare, operare, sperare’, diede vita alle Cucine economiche popolari: cucine perché si cucinava;
economiche perché si confezionava il cibo in economia; popolari perché destinate al popolo, alla classe sociale più povera.
Passata l’emergenza, nel 1883 Stefania Omboni chiese al vescovo della città, mons. Giuseppe Callegari, di dare continuità alle Cucine economiche popolari e la gestione fu affidata alle suore
francescane elisabettiane; così la storia di questa opera caritativa attraversa due guerre mondiali, molte crisi sociali, mettendo sempre al centro le persone, la speranza e un gesto molto importante,
lo spezzare il pane: “Celebrare le Cucine economiche popolari significa celebrare la città di Padova e la sua capacità di essere città inclusiva. E’ un guardare al passato per interpretare il presente e iniziare a tessere percorsi per il futuro”.
Le celebrazioni si sono concluse il 21 marzo scorso con una celebrazione in memoria di mons. Giovanni Nervo e mons. Giuseppe Benvegnù Pasini (nell’anniversario della loro morte, avvenuta
nello stesso giorno a distanza di due anni), a cui il vescovo patavino, mons. Claudio Cipolla, ha dedicato la ‘Fondazione Nervo Pasini’ per ‘dare continuità all’opera di vero e proprio culto e di
concreta carità delle Cucine’.
Da suor Albina Zandonà ci facciamo spiegare il motivo per cui sono sorte le ‘Cucine economiche popolari’: “Le Cucine economiche popolari (Cep) sono sorte in risposta a un bisogno improvviso: il 17 settembre 1822 una grande alluvione colpì il Veneto, in particolare la Bassa
Veronese e il Polesine, provocando conseguenze disastrose. Padova che assorbì gran parte degli sfollati. In tutto parliamo di oltre 63.000 persone che si trovarono senza casa. Molti emigrarono e
una gran parte arrivò in città. Per sostenere la popolazione più povera e venire in soccorso una donna di confessione protestante, Stefania Etzerodt Omboni, diede vita alle Cucine economiche popolari. Passata l’emergenza, nel 1883, la fondatrice chiese al vescovo di allora, mons. Giuseppe Callegari, di assumere la gestione delle Cucine per renderlo un servizio stabile. E successivamente il vescovo affido alle suore terziarie francescane elisabettine questo compito”.