Roma , giovedì, 6. luglio, 2023 16:00 (ACI Stampa).
Destinare, entro il 2030, lo 0,70% del reddito nazionale lordo italiano alla cooperazione internazionale e allo sviluppo sostenibile: è l’obiettivo della Campagna ‘070’ promossa da Focsiv, AOI, CINI e Link 2007, le più grandi reti e federazioni di Ong di cooperazione internazionale della
società civile italiana, con il patrocinio di AsVis, Caritas Italiana, Forum Nazionale del Terzo Settore e la fondazione ‘Missio'.
“Intendiamo dare il nostro contributo per raggiungere l’obiettivo dello 070. Lo riteniamo un impegno internazionale da mantenere, sia perché la solidarietà deve essere la cifra del nostro modo di stare al mondo, sia perché la cooperazione internazionale è riconosciuta dal Legislatore come ‘parte integrante e qualificante della politica estera’. Oggi siamo fermi allo 0,28%, incidenza inferiore a quella degli altri Paesi europei. C’è tanta strada da fare. Si deve fare. Si può fare”.
Alla portavoce della ‘Campagna 070’, Ivana Borsotto, abbiamo chiesto di spiegarci il motivo di questa denominazione: “E’ tempo che, senza indugi, l’Italia mantenga la parola data 50 anni fa, nel 1972 , in sede ONU, di dedicare lo 0,70 % del suo reddito nazionale lordo agli aiuti pubblici allo sviluppo e alla cooperazione internazionale. Impegno ribadito dalla Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, sottoscritta nel 2015 da 193 paesi membri dell’ONU.
Oggi siamo allo 0.32% , quota inferiore alla media europea ( 0,57%), a quella della Francia (0,50%) e alla Germania e ai Paesi scandinavi , che hanno già raggiunto quel traguardo. Questo è l’obiettivo della Campagna 070 promossa da AOI, CINI, Link 2007 e Focsiv, con il patrocinio di ASviS, Forum Terzo Settore, Missio e Caritas, che richiede che l’Italia garantisca il raggiungimento dell’obiettivo dello 0,70% entro il 2030. Con un calendario preciso e con tappe progressive ma
vincolanti”.
Cosa vuol dire destinare lo 0,70 del Reddito nazionale lordo alla solidarietà internazionale?
“La Campagna 070 è anche uno strumento per sensibilizzare noi italiani (collaborando con le Istituzioni, con il mondo dell’Associazionismo, con il sistema produttivo, con la scuola e anche con le persone che non la pensano come noi o sono dubbiosi o perplessi) che il mondo, facendosi globale, si fa più interconnesso e più interdipendente e più piccolo, un solo mondo, una delicata e
complicata casa comune. Dove i mali, le sofferenze, di ciascuno sono i mali e le sofferenze di tutti e dove i problemi di tutti, le malattie, le povertà, il clima, l’ambiente, le migrazioni hanno soluzione se hanno soluzioni globali. E impegnano anche noi che non possiamo girarci dall’altra parte e rinchiuderci dentro muri e fili spinati sempre più brutali.
Dove le disuguaglianze di reddito, di potere, di libertà, di diritti, di salute, di lavoro e di genere sono il detonatore di risentimento, di ostilità, di crisi, di conflitti e di guerre e spingono milioni di donne
e uomini e famiglie a lasciare le loro terre in cerca di un futuro migliore. E che allora lo sviluppo economico e sociale dei Paesi a minor reddito, a partire dall’Africa, è una condizione imprescindibile per contrastare alla radice, come ci richiede papa Francesco, le cause di quei mali”.