La comunicazione ufficiale vaticana si limita ad una nota che ricorda come, nei tre giorni di permanenza a Mosca, il Cardinale Zuppi ha incontrato Yuri Ushakov Assistente del Presidente della Federazione Russa per gli affari di politica estera, e la Sig.ra Maria Lvova-Belova, Commissario presso il Presidente della Federazione Russa per i diritti del bambino.
Viene anche spiegato che "nel corso dei colloqui, è stato fortemente sottolineato l’aspetto umanitario dell’iniziativa, nonché l’esigenza di poter pervenire alla tanto desiderata pace".
L'incontro con il Patriarca Kirill è definito "fruttuoso" dalla comunicazione vaticanam che poi sottolinea come il cardinale Zuppi abbia incontrato "incontrato i Vescovi della Conferenza dei Vescovi Cattolici della Russia, con i quali, insieme ad un nutrito gruppo di sacerdoti ed alla presenza di Ambasciatori e di Rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri, ha presieduto una solenne concelebrazione nella cattedrale dell’Arcidiocesi della Madre di Dio, a Mosca".
Da parte sua, il Patriarcato di Mosca ha diffuso un lungo comunicato del Dipartimento di Relazioni Esterne, che ha raccontato dell’incontro con dovizia particolari.
Dal lato del Patriarca Kirill, c’era una delegazione composta dal metropolita Anthony di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne (DECR) del Patriarcato di Mosca, l'arciprete Nikolai Balashov, consigliere del patriarca di Mosca e di tutta la Rus', e l'archimandrita Filaret (Bulekov), vicepresidente del DECR.
Il Cardinale Zuppi era accompagnato dall'Arcivescovo Giovanni D'Agnello, Nunzio Apostolico presso la Federazione Russa; da Monsignor Peter Tarnavsky, Consigliere della Nunziatura Apostolica presso la Federazione Russa; da Monsignor Paul Butnaru, pfficiale della Segreteria di Stato vaticana, e dal Professor Adriano Roccucci , Vicepresidente della Comunità di Sant'Egidio.
La presenza di Roccucci era indicativa. Roccucci non è solo il vicepresidente di Sant’Egidio, ma è anche un esperto di Russia, cui ha dedicato diversi saggi. Conosce il linguaggio del Patriarcato di Mosca, può aiutare a decifrare codici o a parlare in codice. Allo stesso tempo, la presenza di Roccucci mostra la presenza forte di Sant’Egidio. E forse non è un caso che lo stesso Cardinale Zuppi sia parte della Comunità di Sant’Egidio, tra le poche che riuscirono a mantenere canali don Mosca ai tempi dell’Unione Sovietica.
Il lavoro di Sant’Egidio è stato, non a caso, citato dal Patriarca Kirill. Il quale, mettendo da parte ogni discorso giustificazionista sulla guerra, che gli guadagnò l’appellativo di “chierico di Stato” da parte di papa Francesco, ha piuttosto puntato sulla necessità di portare avanti un dialogo per la pace. “In un momento – ha detto - in cui sono sorti problemi molto grossi nei rapporti tra Russia e Occidente, in cui ci troviamo di fronte sia a grandi tensioni nell'ambito delle relazioni politiche sia a reali minacce di un grande conflitto armato mondiale, è molto importante che tutte le forze interessate a mantenere la pace e la giustizia si uniscano per prevenire un tale possibile sviluppo di eventi”.
Un lavoro, ha aggiunto che cattolici e ortodossi devono fare come lo fecero durante la Guerra Fredda, quando “le nostre Chiese hanno avuto rapporti regolari e reciproci contatti benefici, nell'ambito dei quali, in particolare, si è trattato di questioni che preoccupavano i nostri popoli”. E ha menzionato proprio l’esempio di Sant’Egidio, che ha sempre mantenuto un canale aperto con la Chiesa Ortodossa Russa.
“Penso – ha concluso Kirill - che anche nelle condizioni attuali, segnate anche da molti rischi e molti pericoli, le Chiese possano, con sforzi congiunti, impedire lo sviluppo negativo delle circostanze politiche e servire la causa della pace e della giustizia”.
Il Cardinale Zuppi ha costruito la sua risposta proprio sull’intensità del dialogo che si è tenuto durante la Guerra Fredda, e ha detto che oggi il dialogo dovrebbe essere persino più intenso, perché “come cristiani, dobbiamo aiutarci a vicenda per capire come agire”.
A sua volta, il cardinale Matteo Zuppi ha portato i saluti di papa Francesco al patriarca di Mosca e di tutta la Rus' Kirill.
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Kirill avrebbe replicato che le Chiese dovrebbero prendere parte al lavoro di riconciliazione, sviluppo e creazione di relazioni più forti, e ha poi descritto la situazione in Ucraina come “particolarmente dolorosa” per lui in virtù degli ortodossi del Patriarcato di Mosca in Ucraina.
Gli interlocutori hanno ritenuto particolarmente importante nella situazione attuale concentrarsi sulla risoluzione delle questioni umanitarie. Inoltre – si legge nel comunicato del DECR - Sua Santità il Patriarca Kirill ha informato l'alto rappresentante di Papa Francesco sulle persecuzioni subite da comunità, clero e fedeli della Chiesa canonica ortodossa ucraina”.
L’invito a Bologna, alla fine, è stato il momento in cui è sembrato avvicinarsi un secondo incontro tra Papa Francesco e Kirill. E c’è chi pensa possa avvenire già in Mongolia, durante il viaggio del Papa dal 31 agosto al 6 settembre. Di certo, non è avvenuto a Gerusalemme, dove si pensava di andare nell’ambito di un viaggio in Libano di Papa Francesco a giugno 2022 che è stato pensato ma che non è mai avvenuto.
Per il resto, la missione del Cardinale Zuppi serviva soprattutto ad aprire canali umanitari. Importante la Messa celebrata alla Gran Madre di Dio di Mosca il 29 giugno.
Nell’omelia, il Cardinale Zuppi ha notato la fratellanza tra Pietro e Paolo, una fratellanza “gioiosa in un mondo segnato da tante divisioni, una solitudine tanto più amara perché ci fa smarrire nel grande oceano della globalizzazione! Pietro e Paolo sono diversi. La fede umile e salda di Pietro e il cuore ampio e missionario di Paolo. La Chiesa non ci rende uguali, ma uniti, diversi, ma insieme. Dio ci ha creati unici, irripetibili, con la capacità originaria in ognuno, un'anima che trova ciò che cerca quando raggiunge la comunione con Dio e con il prossimo. Siamo unici perché siamo fatti per amarci l'un l'altro, e tutti abbiamo sempre bisogno di smettere di essere legati al male e legarci all'amore”.
Zuppi ha sottolineato che il cristiano non pensa mai isolato, e che “la divisione è sempre una tentazione contro Gesù”. Invece, aggiunge, chi “incontra Gesù incontra anche la sua Chiesa, madre gioiosa di tanti figli, dove la fraternità non rimane virtuale, simbolica, ma acquista forme concrete della nostra esperienza umana”.