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Notarstefano: ‘Parole di Giustizia e di Speranza’ per prendersi cura della democrazia

Intervista al presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana

Giuseppe Notarstefano - Azione Cattolica Macerata |  | Giuseppe Notarstefano - Azione Cattolica Macerata Giuseppe Notarstefano - Azione Cattolica Macerata | | Giuseppe Notarstefano - Azione Cattolica Macerata

L’ultimo anno degli ‘Orientamenti’ 2021-2024 dell’Azione Cattolica Italiana è dedicato alla cura: “Si tratta di linee di lavoro che dovranno guidarci a guardare sempre più la vita associativa come luogo di maturazione umana e cristiana delle persone, sia attraverso la cura delle relazioni, sia attraverso le relazioni di ‘cura’, promuovendo una corresponsabilità diffusa e inclusiva che allena tanto alla cittadinanza, quanto alla piena partecipazione alla vita ecclesiale”.

Tutto il cammino del prossimo anno associativo è incentrato sulla domanda di Gesù nel momento in cui gli viene toccata la tunica (‘Chi mi ha toccato?’): “Le protagoniste principali sono due figure femminili: una donna affetta da perdite di sangue e una ragazza morente. Ci troviamo di fronte a due racconti intrecciati. Gesù, il quale viene ‘toccato’ dalla donna e che ‘tocca’ a sua volta, prendendo la mano della fanciulla, guarisce entrambe o, meglio, si prende cura di loro. Il Vangelo evoca, oltre alla guarigione, un desiderio di incontro, una riduzione delle distanze, un recupero della gioia di vivere. Il Signore Gesù si prende cura del cuore, della relazione di fede, facendo gustare la risurrezione”.

Quindi cura è relazione capace di ‘rigenerare la democrazia’, che è occasione per riformulare progetti di bene comune attraverso ‘Parole di Giustizia e di Speranza’, che è il progetto con il quale l’Azione cattolica italiana e l’Istituto per lo studio dei problemi sociali e politici ‘Vittorio Bachelet’, in collaborazione con il Meic (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) ed il Mieac (Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica), promuovono la formazione di un più diffuso un impegno civico più attivo, a partire dai territori.

In effetti il progetto è un forte richiamo all’impegno per la città, la nazione ed il bene comune, come ha affermato il presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, prof. Giuseppe Notarstefano, intervistato dopo un incontro presso l’Abbadia di Fiastra, monastero cistercense nella diocesi di Macerata: “La crisi attuale non riguarda e interroga solo i partiti politici ma interpella tutti noi, ci chiede di riflettere sull’efficacia del nostro impegno per una cittadinanza attiva e consapevole, sulla nostra capacità di creare reti.

‘Parole di Giustizia e di Speranza’ è il progetto attraverso il quale si promuove la formazione di una più diffusa cultura politica, e un impegno civico più attivo, a partire dai territori, attraverso il coordinamento di una serie di iniziative, tanto a livello locale quanto nazionale, per riflettere su temi fondamentali per la vita delle persone e dell’Italia e centrali per una cultura politica radicata nel Vangelo: dal lavoro alla pace, dalla salute all’immigrazione, dal diritto allo studio alle pari opportunità, dallo sviluppo sostenibile alla lotta alla corruzione e alla criminalità, guidati dalle parole della Costituzione repubblicana, altissima espressione del contributo che la cultura politica cattolica ha dato alla vita democratica del Paese”.

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Cosa vuol dire prendersi cura della democrazia?

“Stiamo attraversando un cambiamento d’epoca caratterizzato da una strutturale instabilità dei meccanismi e dei processi istituzionali messi alla prova dalla ‘policrisi’. La dinamica di concentrazione delle risorse, delle informazioni e dei poteri inscritta dei processi di globalizzazione produce sempre maggiori disuguaglianze sociali ed economiche. Sfide globali come quelle del cambiamento climatico e della non più rinviabile transizione ecologica richiedono sicuramente consapevolezza e visione globale, ma anche capacità di azione ed esercizio di responsabilità locali e diffuse. Gli uomini e le donne dell’Azione Cattolica Italiana hanno acuta consapevolezza di quanto il linguaggio e la pratica della politica sono oggi messi alla prova dalla crisi della democrazia”.

Come rendere viva la vita democratica?

“La vita democratica, con le sue istituzioni e norme, ha bisogno di una ‘viva cultura politica’ e di una ‘robusta coesione sociale’. Crediamo che ciò presupponga una maggiore espansione della fraternità nella vita quotidiana delle organizzazioni e delle istituzioni, una fraternità che sia concreta e aperta. Ciò che il grande filosofo della complessità Edgar Morin ha definito come ‘oasi inclusive di fraternità’.

Parliamo di luoghi vitali dove apprendere in modo permanente e non episodico le pratiche generative della democrazia: ascolto, dialogo, discussione, argomentazione, elaborazione, valutazione. Luoghi dove elaborare insieme uno stile fraterno con tutti che si traduca in una politica capace di far respirare il futuro alle persone e alle comunità. Luoghi in cui imparare a gestire e attraversare i conflitti, non solo quelli interpersonali ma anche tutti quelli prodotti dalle ambivalenze e dalle contraddizioni rivelate da una visione complessa e globale della realtà”.

Allora, quando si può affermare che una democrazia è compiuta?

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“La democrazia, come la pace, è un processo, che trova compimento nell’allargamento dello spazio pubblico in una logica in cui i diritti ed i doveri di ciascuno si possano esprimere al meglio per rendere più giusta la convivenza. Questo è il compito della politica, che ha la finalità di far partecipare le persone, aiutandole ad uscire da una prospettiva individualista e da una soluzione che isola  le persone di fronte ai problemi, ma che invece le mette insieme per affrontare quelle sfide, che sono più comuni”.

In quale modo si possono costruire ‘oasi’ di fraternità?

“Credo che l’Azione Cattolica è un’oasi di fraternità, dove le persone si sanno accogliere; imparano a dialogare ed imparano a gustare la bellezza della diversità, che non si deve sentire come qualcosa che divide, ma ci può anche unire, quando questa unione nasce dall’ospitalità e dalla capacità di inclusione di tutti”.

Ed allora come è possibile costruire oasi di pace e di giustizia?

“Occorre mettere in campo la capacità di mettere insieme le persone, perché le oasi nel deserto sono spazi ristretti, in cui c’è acqua: sono luoghi sorgivi. Penso che questo sia compito delle comunità cristiane là dove c’è una sorgente di comunione, alla quale deve corrispondere uno stile di vita fraterna. I cristiani devono stare nello spazio pubblico, affrontando in modo diverso i problemi”.

In Italia esistono queste ‘oasi’ per costruire reti solidali?

“Ci sono ancora oggi, nel nostro Paese, tanti luoghi così, uniti da reti solidali e alleanze progettuali, dove per dirla con Paul Ricoeur ci si prende cura ‘della vita buona’ cercando insieme un modo fraterno di abitare lo spazio pubblico animati da speranza costruttiva. La nostra democrazia ha bisogno di questi luoghi, si impara ad essere parte per il tutto, rinunciando a fare del tutto una sola parte”.

In quale modo il socio dell’Azione Cattolica può avviare questi processi?

“Scegliendo di vivere pienamente l’esperienza associativa, perché l’associazione è questo modo di essere, che tiene insieme la vita della persona, perché proponiamo una formazione globale, che ha la sua capacità di pienezza in ogni età della vita, mettendo insieme le persone e creando spazi di amicizia e di fraternità, in cui tutti possono dare il proprio contributo. Abbiamo bisogno di convertire sempre più la vita associativa, perché sia uno spazio di cura per le relazioni tra le persone”.