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Simone Feder: gli ‘Scaltri Ingenui’ raccontano la ‘rinascita’ dalla droga

Oggi è la giornata internazionale contro la droga, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1987

Scaltri ingenui - Casa del Giovane |  | Scaltri ingenui - Casa del Giovane Scaltri ingenui - Casa del Giovane | | Scaltri ingenui - Casa del Giovane

“Tutto è nato per caso. Ho chiesto ai ragazzi di raccontarsi e raccontare il loro vivere in comunità. Hanno raccontato fatiche, desideri, sogni, ma soprattutto hanno comunicato la parte bella e nascosta del loro cuore. Guardandolo vi renderete conto che la salvezza è negli occhi di chi guarda. Che dire, sono stati semplicemente stupendi! Grande è stato il regista Fabio Longagnani. ‘Scaltri Ingenui’ è il nome che abbiamo scelto per il nostro documentario. La citazione ai ‘Doppi’ di Italo Svevo ci permette di entrare con maggiore lucidità nella storia di questi ragazzi”.

Così racconta il dott. Simone Feder, coordinatore dell’area ‘Giovani e Dipendenze’ della ‘Casa del Giovane’ di Pavia, organizzazione senza scopo di lucro fondata nel 1971 dal venerabile don Enzo Boschetti, per dare ospitalità a giovani con problemi di tossicodipendenza, e coordinatore nazionale del ‘Movimento #NoSlot’, che ha precisato:  “Accogliendo persone da 40 anni, ho visto come in questa società del nulla, quelli che vengono considerati ‘scarti’, se valorizzati, possono diventare delle risorse. Negli altri c’è sempre una parte bella, che bisogna trovare e fare uscire.

In sintesi, la combinazione di scaltrezza e ingenuità rende un individuo un talento nascosto, che può emergere con il giusto sostegno e apprezzamento. La scaltrezza nasce dalla necessità di proteggersi dalle difficoltà esterne e dalla mancanza di sostegno in passato. La vita di strada li ha induriti, eppure dietro a quelle espressioni e atteggiamenti da duri si può ancora scorgere l’ingenuità del ragazzo”.

Il documentario è presentato lunedì 26 giugno, giornata internazionale contro la droga, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1987, appuntamento per confrontarsi a livello internazionale con le istituzioni, le parti politiche e le organizzazioni sociali impegnate nel contrastare il fenomeno delle dipendenze.

La narrazione si concentra su tre ospiti, che hanno storie diverse tra loro. Quindi il documentario è incentrato sulle personalità uniche dei ragazzi e sulla loro umanità, nella speranza di contrastare gli stereotipi negativi con cui spesso vengono identificati: “E’ un viaggio emotivo e coinvolgente attraverso le vite di questi giovani, che mostra le fasi di riscatto e cambiamento grazie al supporto e all’impegno di una comunità inclusiva e accogliente.

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Vogliamo mostrare che la comunità può essere una risorsa importante per il recupero di queste persone, attraverso il sostegno, l’accompagnamento e la valorizzazione dei loro talenti e delle loro passioni. Vi renderete conto che la salvezza è negli occhi di chi guarda”.

Innanzitutto ci racconta come è nato il documentario ‘Scaltri Ingenui’: “Il documentario è nato dall’incontro con il regista, Fabio Longagnani della ‘Kinema Produzioni’, in un momento storico in cui come comunità sentivamo importante raccontare quello che è la nostra realtà e la nostra proposta di vita che all’interno di essa cerchiamo di trasmettere.

E’ nato dai ragazzi che spontaneamente hanno scelto di condividere le loro esperienze e quello che, dopo un passato difficile e trasgressivo, stanno vivendo e sperimentando in questo cammino di cambiamento. La proposta è stata fin da subito accolta da loro e dagli operatori come un’opportunità importante per poter rendere la loro esperienza un patrimonio di condivisione e consapevolezza collettiva anche al di fuori delle mura della comunità”.

Chi sono gli ‘Scaltri Ingenui’?

“Sono quei giovani che per innumerevoli e svariati motivi si sono trovati ad affrontare situazioni difficili e diverse da quelle ipotizzabili per la loro età, spesso permeate di trasgressione e devianza. Sono ragazzi che hanno sviluppato una serie di capacità e competenze che hanno permesso loro di vivere e sopravvivere in determinati contesti, ma che contemporaneamente non hanno fatto esperienza di un quotidiano, di relazioni e di attività che tutti i loro coetanei si trovano normalmente a fronteggiare. Pertanto, in questa particolare situazione di vita, si trovano a dover scoprire nuove modalità di utilizzo delle loro abilità in funzione di una vita regolare, del raggiungimento di obiettivi sani e della costruzione di una personalità che sappia destreggiarsi nel mondo in modo positivo”.

In quale modo si diventa scaltri?

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“Non esiste un’unica via che conduca allo sviluppo di una personalità deviante. Molti giovani si trovano a percorrere questa strada inizialmente per noia, curiosità o compagnie sbagliate; altri, perché affascinati da facili promesse e abbaglianti traguardi, altri ancora perché privi di esempi e guide adulte presenti e propositori di uno stile di vita funzionale al loro vero benessere”.

Perché i giovani ‘sballano’?

“Perché cercano risposte che spesso non trovano nel mondo adulto e nella società che li circonda. Sono ragazzi che faticano a gestire le fatiche, le emozioni, le relazioni… e si trovano a ricercare qualcosa che possa spegnere quell’angoscia che rischia altrimenti di schiacciarli. I giovani che incontriamo passano spesso velocemente dalle prime avvisaglie di malessere allo sviluppo di forme di disagio forti e dirompenti, per questo è necessario come adulti essere pronti a cogliere e raccogliere i primi segnali”.

Come è possibile uscire dal tunnel della droga?

“Ai ragazzi mancano alternative valide, proposte di senso che permettano loro di sentirsi vivi e parte di una progettualità ampia e gratificante. È fondamentale in questo come figure educative mettersi in gioco e accompagnarli alla scoperta di nuovi percorsi di vita che passino prima di tutto da una sperimentazione pratica e diretta di nuove modalità di affrontare la realtà. Bisogna essere capaci di camminare al loro fianco ed essere pronti quando scatta in loro il desiderio di cambiare, sapendosi reinventare ogni giorno anche abbandonando i nostri schemi e le nostre prassi”.

Perché la ‘Casa del giovane’ è definita come una comunità educativa?

“La ‘Casa del giovane’ nasce prima di tutto come comunità di vita. Un posto in cui diversi cammini si intrecciano e danno vita a un contesto educante a 360°. Non possiamo limitarci a contenere il disagio, è fondamentale offrire delle alternative valide, uno stile di vita a cui appassionarsi e degli obiettivi gratificanti per condurre il giovane alla scelta del cambiamento. Questo è un contesto di grande condivisione, in cui si cerca di faticare insieme per il raggiungimento di traguardi importanti che possano diventare patrimonio di tutti”.