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150 anni fa nasceva la congregazione delle Figlie del Cuore di Gesù

A colloquio con suor Maria Giovanna, Madre superiora del monastero di clausura a Roma

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150 anni fa nasceva la congregazione monastica di clausura delle Figlie del Cuore di Gesù. Era il 20 giugno del 1873 quando la Beata Maria di Gesù Deluil-Martiny (1841-1884), dietro consiglio del sacerdote gesuita Jean Calage (1805-1888), suo direttore spirituale, fondò questo importante istituto religioso nella città di Berchem, località del Belgio fiammingo, situata alla periferia meridionale di Anversa. Nel 1875 la Deluil-Martiny terminò la stesura delle costituzioni, redatte secondo la regola e la spiritualità di Sant'Ignazio di Loyola. L'istituto riceverà il pontificio decreto di lode il 25 febbraio 1888 per poi vedere la sua approvazione definitiva il 2 febbraio 1902. Le Figlie del Cuore di Gesù sono presenti a Roma, Venezia Lido, a Marsiglia (Francia), a Schwyz (in Svizzera), a Hall Tirolo (Austria) e a Lasinya (Croazia).

AciStampa per poter approfondire il carisma e la storia della congregazione, ha varcato la soglia del piccolo monastero delle Figlie del Cuore di Gesù, a Roma, per incontrare la Madre Superiora, suor Maria Giovanna del Cuore di Gesù.

Madre Maria Giovanna, ci troviamo di fronte al Santissimo Sacramento: potrebbe definirsi, in fondo, proprio l'Eucaristia il principio e il fine di tutta la vostra storia.

E’ proprio così. La nostra fondatrice aveva ben in mente e a cuore, al momento della fondazione della congregazione, che il principio di tutto è solo il Signore che ci invita a una preghiera contemplativa e continua. In una lettera del 14 luglio 1869 - è da sottolineare che precede di quattro anni la fondazione della congregazione stessa - la Beata Maria di Gesù Deluil-Martiny si esprimeva con queste parole: “Afflitti, ripariamo ai piedi degli altari profanati dall’indifferenza e dal sacrilegio. Amiamo anche per coloro che non sanno amare un tale amore. Vegliamo alla porta dei tabernacoli deserti e cerchiamo di essere ostie con Gesù-Ostia!”. Sono parole di una contemporaneità sconvolgente: a distanza di tanti anni dalla fondazione del nostro istituto, forse ancora di più oggi, ci rendiamo conto dell’importanza della nostra missione proprio in un mondo secolarizzato come quello che stiamo vivendo. In questa lettera ci sono presenti due concetti che come del 1869 valgono ancora oggi, se non forse ancor di più. 

Quali sono?

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Il primo: “Amiamo anche per coloro che non sanno amare”. Trovo bellissima questa frase, questo concetto che diviene un vero e proprio programma di vita per noi Sorelle del Cuore di Gesù: sono parole che esprimono, in estrema sintesi, la nostra missione nella clausura. Il mondo è al di là di queste mura, è vero, ma ciò non vuol dire che non ci sentiamo coinvolte nel mondo che è al di là della soglia di questo monastero. Noi qui, accompagniamo con la preghiera ogni donna e uomo nel mondo, con lo sguardo fisso rivolto al Cielo, al Tabernacolo. Siamo consapevoli che nel mondo - basta guardare alle guerre di oggi- non tutti sono capaci di amare veramente. Lo esprimeva bene San Giovanni Paolo II: l’amore non si può insegnare ma è la cosa più importante da imparare. Anche noi, qui, siamo per imparare ad amare; e siamo qui, davanti al Tabernacolo, “anche per coloro che non sanno amare” come scriveva la nostra fondatrice. Il secondo concetto è: “Vegliamo alla porta dei tabernacoli deserti e cerchiamo di essere ostie con Gesù-Ostia!”. Questo invito sembra davvero esser stato scritto oggi. Più volte dobbiamo constatare il deserto che si trova di fronte ai tabernacoli nelle chiese. Molte volte sembra proprio che il mondo si sia dimenticato di Dio. E,  il nostro compito, fin dall’inizio della nostra missione nel 1873, è quello di vegliare davanti al Santissimo cercando di essere - come dice la nostra fondatrice - “ostie con Gesù-Ostia!”: ricordare al mondo che Dio c’è ed opera nella nostra vita.

Siamo nel mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù. Parlando della vostra congregazione non si può non fare riferimento a un’antica devozione che ha segnato la vostra storia fin dai primi inizi: lo scudo, appunto, del Sacro Cuore di Gesù. Può descriverci in che consiste questa devozione?

Sì, lo scudo è una delle nostre tradizionali devozioni. La prima cosa da sottolineare è che la devozione al Sacro Cuore di Gesù trae origine dalle apparizioni di Cristo a Santa Margherita Maria Alacoque, all’epoca religiosa del convento delle Visitandine di Paray-le-Monial. Gesù appare a Margherita dicendole queste parole: “Il mio divino Cuore è così appassionato d'amore per gli uomini, che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda. Io ti ho scelta per adempiere a questo grande disegno, affinché tutto sia fatto da me”. Una ufficializzazione della devozione avverrà poi grazie a Papa Pio IX, nel 1876, che pubblicò gli Atti di consacrazione al Cuore di Gesù: questo testo è molto importante sia a livello storico che teologico perché pone le basi a una vera e propria devozione al Sacro Cuore di Gesù. Tutto questo fervore sfociò poi - nel finire dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento - nell’istituzione di molte congregazioni religiose sia maschili che femminili. Tra queste, appunto, la nostra istituzione religiosa che conserva ancora oggi questa antica pratica religiosa: basterebbe pensare alle tante richieste che ci giungono ancora oggi da tutta Italia, da tutto il mondo. Lettere, email che ci richiedono questi semplici pezzi di stoffa, gli scudi appunto, con sopra l’immagine del Cuore di Gesù.

Un’ultima domanda: se dovesse scegliere una sola parola per identificare la vostra congregazione quale sceglierebbe?

Molto semplicemente: Eucaristia! E a questa, aggiungerei solamente un’altra: Amore, che in fondo non è altro che sinonimo della prima, se vogliamo. Il dono dell'Eucaristia, infatti, è soprattutto dono di amore da parte del Signore per noi. Ogni volta che contempliamo il Tabernacolo non possiamo che dire: grazie, Signore, per quanto bene ci vuoi; per quanto amore ci doni!