Roma , venerdì, 16. giugno, 2023 9:00 (ACI Stampa).
Carlo Urbani è stato un medico e microbiologo italiano; fu la prima persona a identificare e classificare la SARS o polmonite atipica esplosa tra il 2002 e il 2003, che fu la causa della sua morte, a Bangkok il 29 marzo del 2003. Vent’anni dopo, questo volume nasce non solo per raccontare il ‘medico della SARS’ ai più giovani, a chi il suo nome lo conosce solo per le scuole o vie a lui intitolate, ma soprattutto per conoscere Carlo Urbani dalle parole di chi lo ha conosciuto ed è testimone della sua forza umana e professionale, per raccontare quanto lui continui a camminare ancora con le gambe di amici, colleghi, conoscenti, che danno ancora futuro alla sua opera, a quel protocollo che ha permesso fino a oggi, in un mondo segnato dalla pandemia SARS-CoV-2, di salvare milioni di vite.
Questo libro del giornalista Vincenzo Varagona, presidente nazionale dell’UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana), presentato al Salone del Libro di Torino, racconta ‘L’eredità di Carlo Urbani’, ovvero cos’è successo in questi 20 anni nei quali si è continuato a parlare di lui. A lui sono state intitolate scuole e ospedali.
Nel libro Varagona lo racconta attraverso le parole di coloro che lo hanno conosciuto direttamente come ‘amici colleghi e conoscenti... arrivando a tanti cuori anche in modo inaspettato’. Nel libro sono presenti anche testimonianze di persone che sono rimaste affascinate dalla figura di Carlo, dal suo esempio, pur non avendolo conosciuto direttamente:
“Tante storie sono nate in questo modo imprevedibile. Non ci stancheremo mai di raccontare la figura del medico di Castelplanio perchè è incredibile vedere come gli occhi dei ragazzi si illuminano, si riempiano di energia quando entrano in contatto con la sua testimonianza. Sono attratti dall'esempio di un uomo che ha avuto il coraggio di inseguire i suoi sogni”. La prefazione è di Tedros Adhanom Ghebreyesus, la presentazione di Roberto Burioni.
A lui chiediamo di raccontarci quale è l’eredità di Carlo Urbani a 20 anni dalla morte: “Ci sono due generi di eredità: la prima è costituita dalla sua ‘mission’, che è stata essenzialmente garantire l’accesso ai farmaci essenziali alle popolazioni più fragili ed, insieme, arrivare a questo traguardo attraverso la formazione di figure sanitarie locali, evitando facili colonizzazioni. Questa mission è stata interrotta dalla morte di Carlo e non sono tante le realtà che lavorano in questa direzione. C’è l’Aicu, con i suoi mezzi, che non sono certo imponenti. L’altra eredità è certamente il protocollo elaborato sulla sua pelle per combattere la Sars e che è diventato, con l’Oms, il protocollo Urbani antipandemia”.