Karachi , giovedì, 15. giugno, 2023 16:00 (ACI Stampa).
C’è anche il Cardinale Joseph Coutts, vescovo emerito di Karachi, alla grande celebrazione eucaristica che il 28 maggio ha dato il via ai festeggiamenti del Giubileo di Diamante della arcidiocesi di Karachi. Nell’omelia della celebrazione, l’arcivescovo Benny Mario Travas ha affermato: “Abbiamo sempre lavorato non per il nostro profitto, ma per lo sviluppo e il progresso dell’intero Paese. Non guardiamo fuori per condannare o sminuire gli altri, ma rinnoviamoci mettendo Gesù al centro.
Erano in migliaia alla celebrazioni del 75esimo compleanno dell’arcidiocesi. Questa fu fondata con la bolla Opportunis providentiae di Pio XII il 20 maggio 1948. Era prima parte dell’arcidiocesi di Bombay, in India, ma nel 1947 la nazione fu partizionata e nacque il Pakistan. Così
la regione ecclesiastica di Karachi fu separata e nel 1948 fu eretta come entità autonoma. È stata elevata ad Arcidiocesi di Karachi nel 1950.
A Karachi la Chiesa cattolica ha fondato ben 62 nuove scuole, e stabilito un ospedale dedicato alla Sacra Famiglia nel 1948. Nel 1969, l’arcidiocesi ha anche fondato Darul Sukun (la “Casa della pace”) per l’accoglienza a bambini e adulti con disabilità fisiche e mentali e uomini e donne in condizioni di povertà o altri bisogni, mentre dal 1956 era stato stabilito il Centro per lebbrosi Maria Adelaide.
Le celebrazioni giubilari dureranno un anno. L’arcivescovo Travas ha voluto ricordare che l’arcidiocesi “ha sempre accolto tutti i gruppi etnici che sono arrivati in diocesi, dimostrando il suo amore per la diversità e l'accettazione degli altri. Cattolico significa universale; il cuore dell'arcidiocesi di Karachi è stato il cuore dei sofferenti; la diocesi, grazie al lavoro dei suoi missionari locali e stranieri, ha costruito tante istituzioni per la cura di coloro che soffrono nella società, come gli orfani, i lebbrosi, i disabili fisici e mentali, i tossicodipendenti e così via. La diocesi non ha lavorato per il proprio profitto, ma per lo sviluppo e il progresso dell'intero Paese”.
L’arcivescovo ha anche guardato a nuove sfide, ha detto che non si deve guardare fuori per “condannare o sminuire gli altri”, ma piuttosto guardare “dentro di noi per mostrare amore e compassione. Se vogliamo davvero portare nuovi cambiamenti positivi nella nostra diocesi, dobbiamo porre il volto di Gesù al centro, perché solo Lui può guidarci”.