Città del Vaticano , giovedì, 1. giugno, 2023 18:00 (ACI Stampa).
"Khartoum non è più una città sicura. La gente scappa, lascia la città in balìa dei combattimenti tra soldati regolari e milizie. Io stesso sono dovuto andare via". Monsignor Daniel Marko Kur Adwok, vescovo ausiliare di Khartoum descrive in un’intervista ad Acistampa il suo paese, il Sudan, sprofondato nel caos, dopo che lo scorso 15 aprile si sono riaperte le ostilità tra i due generali che guidavano il Paese dal colpo di Stato del 2021: Abdel Fattah al-Burhan, capo delle forze armate regolari e di fatto presidente del Sudan e il suo vice, Mohamed Hamdan Dagalo (detto Hemedti), al comando delle milizie chiamate Forze di Supporto Rapido (Rapid Support Forces). Secondo le Nazioni Unite decine di migliaia di persone sarebbero in fuga, 450 (al 25 aprile 2023) sarebbero state uccise e 4.000 ferite, con venti ospedali costretti a chiudere. La guerra approfondisce la crisi in un paese di 48 milioni di persone, nella parte nord orientale dell’Africa, con il reddito pro capite tra i più bassi al mondo, 750 dollari all’anno.
Monsignor Adwok è stato a Roma a metà maggio, durante l’Assemblea generale di Caritas Internationalis, rappresentando la Caritas del Sudan.
Mi tolga subito una curiosità, com’è riuscito a venire a Roma?
Normalmente, quando devo uscire dal Sudan, passo da Khartoum, vado a Juba e poi da Juba prendo un altro aereo per un'altra destinazione. Dopo aver lasciato Khartoum mi sono trasferito in un'altra città chiamata Kosti, a 300 km a sud della Capitale. Dunque questa volta, praticamente da Kosti ho dovuto attraversare il confine in macchina, via terra, cercando di raggiungere Juba, poi da lì sono andato ad Adis Abeba, e da Adis Abeba qui a Roma.
Come sta reagendo la gente a questi recenti scontri?