Città del Vaticano , domenica, 28. maggio, 2023 12:10 (ACI Stampa).
Come gli apostoli che erano in una stanza chiusa “per timore”, così anche noi restiamo chiusi dentro, per la paura di non farcela. Ma, come a Pentecoste arrivò lo Spirito a soffiare sugli apostoli, così oggi anche noi siamo chiamati ad affidarci allo Spirito, perché è lui che ci libera dalle prigioni della paura.
Dopo aver presieduto la celebrazione di Pentecoste nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco sale nel suo studio e si affaccia alla finestra del Palazzo Apostolico per recitare con le migliaia di persone accorse in una giornata particolarmente estiva il Regina Caeli, la preghiera che durante il tempo pasquale sostituisce l’Angelus. E ricorda che, con il dono dello Spirito, arrivato a Pentecoste, Gesù voleva proprio liberare i discepoli “dalla paura che li tiene rinchiusi in casa, perché siano capaci di uscire e diventino testimoni e annunciatori del Vangelo”.
Papa Francesco racconta che i discepoli erano “sconvolti” dalla morte di Gesù, che aveva mandato i loro sogni in frantumi e fanno svanire le loro speranze, e così si erano “chiusi dentro”. E questo, aggiunge il Papa, è qualcosa che facciamo anche noi, magari “per qualche situazione difficile, per qualche problema personale o familiare, per la sofferenza che ci segna o per il male che respiriamo attorno a noi, rischiamo di scivolare lentamente nella perdita della speranza e ci manca il coraggio di andare avanti”
È in quei momenti che “ci barrichiamo nel labirinto delle preoccupazioni”, perché “ permettiamo alla paura di prendere il sopravvento e di fare la ‘voce grossa’ dentro di noi”.
Ci si chiude, dunque, per paura – “paura di non farcela, di essere soli ad affrontare le battaglie di ogni giorno, di rischiare e poi di restare delusi, di fare delle scelte sbagliate”.