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Vieni o Spirito creatore. Solennità di Pentecoste

Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina

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La Chiesa celebra oggi la solennità della Pentecoste che San Giovanni Crisostomo, con un’espressione efficace, definisce “la festa centrale del culto cattolico”, al cuore della quale c’è il dono per eccellenza dello Spirito Santo, promesso da Gesù ed effuso ai primordi della Chiesa nascente.

Gesù aveva detto un giorno ai suoi discepoli: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!” (Lc. 12,49). Queste parole trovarono la loro piena realizzazione nella Pentecoste, evento accaduto cinquanta giorni dopo la resurrezione. In questo giorno lo Spirito Santo è disceso visibilmente sugli apostoli sotto la forma di lingue di fuoco, che si sono posate su ciascuno dei presenti, e “tutti furono colmati di Spirito Santo” (At 2, 4ss). Perché lingue di fuoco? Perché lo Spirito viene per riempire i cuori dei discepoli. Effondendosi in loro li riempie di quell’Amore che è lui stesso. Un amore che arde come la fiamma ed è potente come il vento di una tempesta, il quale darà agli apostoli timorosi lo zelo ed il coraggio di annunciare a tutti il Nome di Gesù.

L’esperienza di san Pietro, al riguardo, è emblematica. Alla vigilia della passione di Gesù giura di essere disposto perfino a morire per Lui, ma poi, la notte stessa lo rinnega per ben tre volte. Il giorno di Pentecoste, invece, dopo avere ricevuto il dono dello Spirito Santo, è un uomo diverso. Annuncia Cristo a migliaia di persone, ebrei e stranieri, presenti a Gerusalemme per la Pentecoste. Con un linguaggio pieno di libertà li rimprovera di aver crocifisso “l’autore della vita”; rende testimonianza della resurrezione di Cristo; esorta la folla a fare penitenza per ricevere il battesimo. Non è più il discepolo pauroso, ma il testimone che proclama con fortezza Cristo Figlio di Dio, morto e risorto. E’ irriconoscibile, perché lo Spirito di verità, lo Spirito di amore, lo Spirito di forza lo ha letteralmente trasformato.

E’ per questo motivo che le preghiera della Chiesa rivolte allo Spirito Santo sono sempre vibranti invocazioni a intervenire:“Vieni! Vieni o Spirito creatore! Vieni, o Spirito Santo!”. E’ richiesta al Padre e al Figlio perché mandino lo Spirito, la terza Persona divina. E quando Dio dona, non dà mai solo qualche cosa, ma tutto se stesso.

La preghiera “Vieni!” è tipica del tempo di Avvento, durante il quale la Chiesa non cessa di supplicare il suo Signore e Sposo: “Vieni, Signore Gesù”. Anche nella novena di Pentecoste le invocazioni allo Spirito Santo si moltiplicano, usando parole simili a quelle del tempo di Avvento. E non può essere diversamente! Sia a Natale che a Pentecoste noi attendiamo un Ospite divino, e la Chiesa invoca la sua presenza con tutto il fervore della sua attesa. Tuttavia, nella Pentecoste c’è qualcosa in più, in quanto il dono dello Spirito porta a compimento il Natale. “In questa festa [nel Natale] – scrive S. Gregorio di Nissa – Dio si è fatto uomo secondo la natura, in quella [della Pentecoste] gli uomini sono stati fatti figli di Dio per adozione. E conclude: “Considerate quale grande festa sia accogliere Dio nel proprio cuore”.

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Gli elementi essenziali della “prima veglia di Pentecoste”, celebrata nel Cenacolo, e che dovrebbero ritrovarsi in ogni comunità che si prepara a ricevere il dono dello Spirito, sono la preghiera, la comunione fraterna, la presenza della Vergine Maria. Per inciso, si può dire che la devozione alla Madonna comincia con la nascita della Chiesa a Pentecoste.