A vent’anni matura la sua conversione al cattolicesimo, nata come una adesione alla Chiesa di Roma e come l’impossibilità, per lui, di vivere nello scisma. Sarà il 15 aprile 1902 che la sua decisione diventare cattolico viene alla luce.
Si laurea in teologia, vuole diventare sacerdote, lo dice a Pio X che, per il momento, gli consiglia di rimanere laico e promuovere la causa dell’unità.
La sua missione diventa quella della carità. Assiste i malati di Salonicco a partire dal 1904, nel luglio 1913, durante la seconda guerra balcanica, organizza un ospedale per la cura dei colerosi, dà prova di eroismo durante la Prima Guerra Mondiale, tanto che viene descritto come “il cattolico della carità eroica”.
Ma vuole diventare sacerdote. Torna a Parigi, nel 1922, e si prepara al sacerdozio, nel convento benedettino di Santa Maria. Ha 50 anni, la sua fama ha raggiunto tutta Europa, perché nobile colto, collaboratore di varie riviste, scrittore appassionato. Il 7 ottobre 1923, con la benedizione di Papa Pio XI, viene ordinato sacerdote nella Chiesa dei Lazzaristi a Parigi.
È un’altra svolta della sua vita. Rinuncia all’ingente eredità famigliare, e diventa povero con i poveri, andando ad abitare a Villejuif, non lontano da Parigi, nella “zona rossa” della miseria dove apre una cappella con il Santissimo Sacramento. E lì raccoglie profughi politici, miserabili, ragazzi di strada.
L’arcivescovo di Parigi viene a sapere di questa attività straordinaria di conversione delle anime, e gli dà il rettorato della Chiesa degli Stranieri in rue de Sevrés. Dai poveri all’intellighenzia parigina. Ma Ghika evangelizza anche lì, riannoda i fili di amicizie con personaggi che faranno la storia come Jacques Maritain, Paul Claudel, François Mauriac.
Nel 1931, Pio XI lo nomina protonotario apostolico, e lo invia in Giappone presso l’Imperatore, ai Congressi Eucaristici di Manila e Budapest a fianco al Cardinale Eugenio Pacelli, in Brasile.
Nel 1939, va a trovare i suoi parenti in una Romania che vive una situazione difficile, che sfocerà nell’invasione dei comunisti. E lì resta, occupandosi dei prigionieri politici, sfidando comunisti e nazisti con tantissime conferenze, rimanendo a Bucarest anche durante i terribili bombardamenti aerei del 1944.
Nel 1948, la Romania cade sotto il regime comunista. Il beato Ghika avrebbe potuto lasciare il Paese insieme alla corte del Mihai, ma lui decide di rimanere nella sua patria, consapevole di andare incontro alla persecuzione. E resta cappellano delle Figlie della Carità che lui stesso aveva chiamato a Budapest fino al 1952, vivendo una vita centrata sull’Eucarestia quotidiana e poi sulla cura dei malati.
Fa conferenze di teologia, continua a convertire. La polizia comunista lo mette a domicilio coatto, perché “ciò che predica e fa è pericoloso alla rivoluzione”. Poi, rilasciato, viene circondato da spie. Finché lo arrestano il 19 novembre 1952, non a caso dopo uno degli incontri di studio teologico che animava. Ha 80 anni, subisce il processo farsa di un “tribunale del popolo”, viene condannato a 30 anni di galera, e viene rinchiuso nel forte di Jilava, sottoposto a sevizie e torture.
Ed è proprio a causa di queste torture, che il 16 maggio 1954, monsignor Ghika muore. Aveva con sé la reliquia della corona di spine. Questa non solo non fu trovata nonostante varie perquisizioni, ma fu mezzo di intercessione per le guarigioni di Marcel Petrisor, la professoressa Florea Costache e padre Iosif Gunciu.
Ci sono altri miracoli attestati avvenuti grazie all’intercessione della reliquia, su preghiera di padre Ghika: negli anni 1926-1927, padre Ghika aveva pregato e benedetto con la reliquia una suora che aveva sofferto di ustioni gravi su tutto il viso, che scomparvero quasi completamente il giorno successivo.
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La spina fu scoperta e confiscata solo nel novembre 1953. Dopo la sua morte, la reliquia fu recuperata da Ionel Cofariu, suo figlio spirituale, e la consegnò a padre François van Der Jonckheyd, che serviva presso la chiesa del Sacro Cuore, da dove ora ogni anno parte una processione che nella domenica delle Palme porta i fedeli fno alla cattedrale di San Giuseppe. Anche monsignor van der Jonckheyd fu arrestato nel 1957, e la reliquia da allora passò di mano in mano, fino al 1993, quando fu consegnata all’arcivescovo Ioan Robu di Bucarest.
E così, il Giubileo di padre Ghika è anche il trentennale della reliquia della corona di spine a Bucarest. Una storia che racconta le tortuose vie della provvidenza di Dio.