Erbil , martedì, 15. dicembre, 2015 18:00 (ACI Stampa).
Una Università Cattolica ad Erbil, per offrire ai giovani profughi della piana di Erbil e di Mosul la possibilità di completare il percorso formativo. Inaugurata lo scorso 8 dicembre dal vescovo Galantino, l’università è uno dei progetti portati avanti dalla Conferenza Episcopale Italiana, che l’ha finanziata con i soldi dell’8 per mille, e si aggiunge ad una serie di altre iniziative di stampo cattolico che si vogliono attuare nella zona, a fianco allo straordinario lavoro di aiuto ai profughi: un polo ospedaliero nuovo, ad esempio, anche quello di stampo cattolico, e magari maggiore coordinamento nell’aiuto ai profughi, con una situazione che ormai si protrae da troppo tempo.
Perché anche quando i riflettori se ne sono andati, ad Erbil sono rimasti i profughi. Sono scappati all’improvviso da Mosul, pare avvertiti dell’arrivo dell’auto-proclamato Stato Islamico dallo stesso esercito che avrebbe dovuto difenderli e che aveva deciso di lasciare, stanco di non ricevere la paga. Non erano poveri, ma una classe media che poteva contare su una buona istruzione scolastica. E i loro figli e nipoti stavano, appunto, portando avanti gli studi. Hanno perso anni scolastici, non sono potuti andare all’università. Ora potranno.
È andato a posare la prima pietra della nuova università il vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, a inaugurare l’Università Cattolica di Erbil, la città che si riprometteva di essere la Dubai dell’Iraq e che ora si trova a fare i conti con la guerra, la voglia di indipendenza del Kurdistan e la pressione dello Stato Islamico.
Ma il progetto viene da lontano. La prima pietra della nuova università è stata posta ad Ankawa, un sobborgo della città che è a maggioranza cattolico, il 20 ottobre 2013. L’area su cui sorge l’edificio è di circa 30 mila metri quadri, ed è stata messa a disposizione della Chiesa caldea. Oltre ai fondi dell’8 per mille, il nuovo ateneo è stato costruito anche con l’aiuto dell’Université Saint-Esprit di Kalisk, l’università dell’Ordine Libanese Maronita.
L’obiettivo era quello di creare un polo di insegnamento universitario privato aperto a tutti, e molto basato sulla ricerca scientifica. Ora, l’obiettivo si espande, perché la nuova università diventa anche un gancio per quanti non hanno potuto ancora completare gli studi per via della guerra.