Aleppo , martedì, 15. dicembre, 2015 17:00 (ACI Stampa).
“Ieri pomeriggio, - si legge- A.H., un bambino di 9 anni è venuto da noi. Ha impiegato più di un’ora per arrivare. E’ il decimo di una famiglia con 12 figli. Voleva del pane. Sua madre l’ha mandato perché noi gliene dessimo. Non cessava di ripetere: “Spero di non restare deluso”. Non lo sarà. Ritornerà felice. Come lui molti bambini vivono in una situazione precaria: freddo, fame, salute minacciata, insicurezza…. Il 20 novembre il mondo intero ha celebrato la Giornata internazionale dei diritti del bambino. I bambini di Aleppo, come molti bambini del mondo, soffrono le atrocità della guerra nel momento in cui i grandi di questo mondo cercano i loro interessi.
Che dire? Che fare? Come sostenere tanti e tanti bambini nella miseria? Come offrire a questi bambini un appoggio psicologico, umano e spirituale che permetta loro di vivere pienamente la loro infanzia? Abbiamo scelto di assicurare loro un’educazione di qualità, un’educazione nell’autentica tradizione marista, un’educazione che secondo l’auspicio del nostro fondatore san Marcellino Champagnat, fa del bambino nel futuro “un virtuoso cittadino e un buon credente”. Mentre discutevo, una giovane volontaria mi pone una domanda: “Perché sto perdendo i migliori anni della mia vita? Perché non sono come tutti i giovani del mondo? Perché non ho il diritto di vivere pienamente la mia giovinezza? E’ questa la volontà di Dio? Perché non risponde alle nostre preghiere e alle nostre suppliche? Malgrado tutta la nostra fiducia in Lui, non vediamo la fine di questo tunnel…” Che risposta dare, a lei e a tanti giovani? Ascoltarli, sostenerli, cercare di balbettare delle parole di fiducia e di fede.
Non è sempre facile! I nostri giovani vivono angosciati…cercano di partire…di lasciare questo inferno senza scampo…I genitori vengono a chiedere consiglio…Cosa dire? Che risposta dare quando il quadro appare sempre più minaccioso e angosciante. Nel cielo di Aleppo, come nel cielo di tutta la Siria, terra di pace e civilizzazione, le grandi potenze si affrontano…Uomini di ogni razza e nazione, armi, aerei…Il nostro paese è diventato una terra e un cielo di scontri. I genitori sono anch’essi tormentati. Molte delle loro famiglie o dei loro amici si sono già stabiliti altrove, in un altro paese, in un’altra città siriana. Quale futuro li aspetta? Alcuni amici mi domandano talvolta” Tu, Frère, vuoi restare, non hai voglia di lasciare, partire, andare a vivere in un’altra comunità altrove, lontano da questa situazione drammatica?”
La mia risposta è molto semplice : ” Per noi Maristi blu, Vivere ad Aleppo è accettare il rischio di attendere… Attendere la pace, Attendere il ritorno alla vita Attendere la nascita della civiltà dell’amore… In questo tempo di attesa, in questo tempo dell’Avvento, per noi tutto assomiglia all’attesa di più di 2000 anni fa. Un’attesa piena di domande. Un domani che non arriva. Noi osiamo essere insieme fino in fondo.” E’ vero che molte famiglie attorno a noi partono, sono erranti come la coppia e il loro figlio di 2000 anni fa. Essi andavano per le vie del mondo alla ricerca di non si sa quale paese sicuro. Lungo la loro strada scoprono che la sola certezza che potevano vivere è la loro fede in Dio”.