Città del Vaticano , giovedì, 11. maggio, 2023 12:00 (ACI Stampa).
“Migrare dovrebbe essere sempre una scelta libera”. Papa Francesco lo sottolinea nel messaggio per la 109esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che ha come tema “Liberi di scegliere se migrare o restare”. Perché la Dottrina Sociale della Chiesa ha sempre sostenuto che il primo diritto è quello di rimanere nella propria terra, o perlomeno di migrare liberamente, senza costrizioni. E propone di stabilire il diritto “non ancora codificato” di non emigrare. La strada per questo diritto, riconosce il Papa, è lunga, ma “fino a quando questo diritto non sarà garantito, saranno ancora in molti a dover partire per cercare una vita migliore”.
Il messaggio è breve e intervallato da citazioni bibliche. Il primo esempio è quello della Sacra Famiglia di Nazaret, costretta ad andare in Egitto, in una migrazione “non frutto di una scelta libera, come del resto non lo furono molte delle migrazioni che hanno segnato la storia del popolo di Israele”.
Sottolinea Papa Francesco: “Migrare dovrebbe essere sempre una scelta libera, ma di fatto in moltissimi casi, anche oggi, non lo è. Conflitti, disastri naturali, o più semplicemente l’impossibilità di vivere una vita degna e prospera nella propria terra di origine costringono milioni di persone a partire.”
Papa Francesco ricorda anche le migrazioni di Giacobbe e i suoi discendenti a causa di “una grave carestia”, e sottolinea che “persecuzioni, guerre, fenomeni atmosferici e miseria sono tra le cause più visibili delle migrazioni forzate contemporanee. I migranti scappano per povertà, per paura, per disperazione”.
Così, aggiunge il Papa, “al fine di eliminare queste cause e porre così termine alle migrazioni forzate è necessario l’impegno comune di tutti, ciascuno secondo le proprie responsabilità. Un impegno che comincia col chiederci che cosa possiamo fare, ma anche cosa dobbiamo smettere di fare. Dobbiamo prodigarci per fermare la corsa agli armamenti, il colonialismo economico, la razzia delle risorse altrui, la devastazione della nostra casa comune”.