Istanbul , giovedì, 11. maggio, 2023 16:00 (ACI Stampa).
A fine marzo il Dicastero per il Servizio della Carità, su sollecitazione di papa Francesco, ha inviato circa 10.000 medicine, destinate alla popolazione, in collaborazione con l’ambasciata turca presso la Santa Sede. Immediatamente dopo il terremoto, che in Turchia ha provocato quasi 2.000.000 di sfollati, l’Elemosineria Apostolica si era mobilitata inviando soprattutto cibo in scatola, così come pure pannolini e altro materiale per le necessità più impellenti. A Iskenderun sono arrivate circa 10.000 maglie termiche da distribuire tra Turchia e Siria.
Parlando della situazione sul terreno, a conclusione di una visita di cinque giorni effettuata nel mese di marzo, l’Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi ha riferito di un quadro di ‘devastazione scioccante e distruzione apocalittica’; mentre per il vicario d’Anatolia, mons. Paolo Bizzetti, il cuore della tragedia resta Antiochia dove ‘hanno calcolato che vi sono 1.600.000 tonnellate di macerie da rimuovere’ per una città rasa al suolo: “Siamo consapevoli che è finita un’epoca: tutta l’antica Antiochia, con le vecchie case in stile siriano e aleppino, sono sparite e non sono ricostruibili. Il mercato è distrutto, anche dal punto di vista turistico i luoghi più interessanti sono spariti… millenni di storia rasa al suolo!”.
Ed a tre mesi dal terremoto a mons. Paolo Bizzetti, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente del consiglio direttivo dell’associazione AMO (‘Amici del Medio Oriente’), abbiamo chiesto di raccontarci la situazione nelle zone colpite dal terremoto in Turchia: “La Presidenza per la gestione dei disastri e delle emergenze (AFAD) di Türkiye ha riferito che sono 9.100.000 le persone direttamente interessate, 50.000 persone uccise, 107.000 feriti e 3.000.000 persone sfollate. Il governo, con il sostegno dei partner umanitari, ha fornito riparo e alloggio a quasi 4.000.000 persone colpite dai terremoti.
Tuttavia, nelle regioni più gravemente colpite, circa 1.700.000 persone hanno fatto ricorso all'auto insediamento in siti informali o vicino alle loro case danneggiate, facendo affidamento su tende o rifugi di fortuna e vivendo con il minimo indispensabile e un accesso limitato o nullo ai servizi. In questi insediamenti informali è segnalata una significativa mancanza di acqua, servizi igienico-sanitari e strutture igieniche.
Nonostante alcuni soccorsi, le persone in queste situazioni necessitano ancora di assistenza con alloggi migliori, articoli per la casa di base e migliori servizi idrici, sanitari e igienici. La risposta ai terremoti è guidata dal governo di Türkiye, coordinata attraverso la Presidenza per la gestione dei disastri e delle emergenze (AFAD) e con la Mezzaluna Rossa turca (TRC). La comunità umanitaria internazionale sostiene il governo di Türkiye nel fornire assistenza immediata alla popolazione colpita. Scuole ripartite in cinque distretti ma non c’è un calendario per la riapertura degli altri”.