Roma , venerdì, 5. maggio, 2023 18:00 (ACI Stampa).
Strade diverse, strade che attraversano oscurità e luce, tra polvere e giardini, tra orizzonti sterminati e l’oppressione di periferie desolate, strade che finiscono per addentrarsi nei labirinti di anime inquiete….nella perenne ricerca di un senso, del volto di Dio. Possiamo forse descrivere così, in sintesi, la parabola letteraria di un grande scrittore, Ferruccio Parazzoli, la cui parabola letteraria ci appare proprio come una strada percorsa “in solitaria”, senza mai rincorrere mode, ideologie, astrazioni, successo, popolarità.
Dai suoi libri non si ricavano trame per serie che spopolano sui social, ne’ scalano le classifiche più disparate. Eppure Parazzoli conosce molto bene i meccanismi editoriali, avendo lavorando a lungo in questo settore. I suoi libri scavano, sedimentano, affratellano. Invitano ad avventure dell’anima, cammini obliqui, incontri indimenticabili, usando una scrittura duttile, contemporanea e allo stesso tempo “classica” per nitidezza, precisione e insieme poeticità. Un autentico toccasana in un mare di insignificanza letteraria contemporanea.
"Il gioco dell’addio" è il titolo dell’ultimo libro scritto da Parazzoli. I tre protagonisti sono Marco, Tommaso, Myriam…Myriam come la Madre di Gesù, come le donne di Magdala, di Betania, compresa una delle sorelle del redivivo Lazzaro. Secondo una tradizione antichissima, Gesù avrebbe dettato il Vangelo definitivo, tutto incentrato sull’evento della Risurrezione. Un’ipotesi inverosimile, ma affascinante, che Parazzoli riprende ancora una volta, visto che la ipotesi teologico-narrativa, attraverso una personale rilettura del Nuovo Testamento, è spesso presente nei suoi romanzi, e non solo nei suoi.
La ricerca di un misterioso Vangelo di Eléazar è il tema portante di "La camera alta", scritto nel 1998, in cui vengono introdotti i personaggi di Tommaso Vegas e di Myriam che, appunto, riprendono il cammino nel "Gioco dell’addio". In realtà nel "1994. La nudità e la spada", del 1990, Tommaso compare tra i protagonisti di una vicenda a cui fa da sfondo un’Italia ormai completamente scristianizzata e governata da un regime che costringe alla clandestinità gli ultimi cristiani. Echi di altri grandi racconti, in primis dall’Anticristo di Solo’ev a Robert Hugh Benson con il suo Padrone del mondo.
Altra rilettura in chiave personale, originale e profonda è quella messa in atto nei confronti della vita e dell’opera di Dostoevskij, una grande passione di Parazzoli stesso, in cui, come è stato scritto, si rivela lo sguardo colmo d’amore e di spietatezza con cui un figlio guarda al proprio padre. Inventando una sorta di doppio dello scrittore russo, viene disegnata la figura di Dostoevskij come un uomo profondamente malato ma assetato di vita e di gloria letteraria. Nel suo animo, diviso tra l’orrore e l’attrazione del male, si agitano sentimenti opposti: l’amore, di cui va alla disperata ricerca, il rifiuto di concedersi, chiuso in un esasperato egocentrismo, e l’insanabile passione per il gioco d’azzardo. E su tutto il suo sguardo assetato, perforante, abissale.