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Papa Francesco: “Sugli abusi, non siamo rimasti in silenzio o inattivi”

Il Papa incontra la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori e ribadisce la necessità di superare i “peccati di omissione”

Papa Francesco, Tutela Minori | Papa Francesco incontra la Pontificia Commissione per la tutela dei minori, 5 maggio 2023 | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, Tutela Minori | Papa Francesco incontra la Pontificia Commissione per la tutela dei minori, 5 maggio 2023 | Vatican Media / ACI Group

Papa Francesco parla della “lacerazione” che è derivata nella Chiesa dal dramma degli abusi, mette in luce la gravità del “peccato di omissione”, ma sottolinea anche che molto è stato fatto, incoraggia ad ascoltare le vittime. Incontrando i membri della Pontificia Commissione Per la Tutela dei Minori, recentemente rinnovati, Papa Francesco ribadisce le sue linee guida per quanto riguarda la protezione dei minori. È la prima plenaria, tra l’altro, che si tiene in Palazzo Marescotti, la nuova sede della commissione, ed è il primo incontro da quando la commissione è stata inclusa nel dicastero per la Dottrina della Fede con la riforma”.

Papa Francesco nota che “la crisi degli abusi sessuali, però, è particolarmente grave per la Chiesa, perché mina la sua capacità di abbracciare in pienezza la presenza liberatrice di Dio e di esserne testimone”, e sottolinea che “l’incapacità di agire correttamente per fermare questo male e di venire in aiuto alle sue vittime ha deturpato la nostra stessa testimonianza dell’amore di Dio”.

Il Papa commenta che i peccati di omissione “sembrano meno reali”; ma sono “molto concreti e feriscono la comunità quanto gli altri, se non di più”. Papa Francesco, comunque, nell’accettare che a volte non è stato fatto ciò che si doveva, ricorda che “non siamo rimasti in silenzio o inattivi”, ed elenca le riforme, in particolare il Vos Estis Lux Mundi diventato regolamento.

Papa Francesco definisce dunque i tre principi di una spiritualità di riparazione. Il primo: “dove una vita è stata ferita, siamo chiamati a ricordare il potere creativo di Dio di far emergere la speranza dalla disperazione della vita e della morte”.

Il secondo riguarda le “lacerazioni” portate dall’abuso sessuale “nel nostro mondo e non solo nella Chiesa”, tanto che “un abuso avvenuto molti anni fa crea ancora oggi ostacoli e spaccature nelle loro vite”, e le conseguenze di questi abusi “possono verificarsi tra coniugi, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra amici e colleghi”.

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Papa Francesco però sottolinea che “la nostra vita non è destinata a rimanere divisa. Ciò che si è infranto non deve rimanere a pezzi”. Per questo, è il secondo principio, “laddove dunque la vita si è spezzata, vi chiedo di contribuire concretamente a ricongiungerne i pezzi, nella speranza che quanto è frantumato si possa ricomporre”.

Papa Francesco ricorda, a questo proposito, l’incontro con un gruppo di sopravvissuti che hanno chiesto di incontrare la direzione dell’istituto religioso che gestiva la scuola da loro frequentata circa 50 anni fa, persone anziane che avevano bisogno di “vivere in pace gli ultimi anni della vita” e la pace “significava riprendere la relazione con la Chiesa che li aveva offesi, volevano chiudere non solo con il male subito, ma anche con le domande che da allora portavano dentro di sé”.

Il Papa descrive il loro coraggio di aprirsi in una conversazione con lui, racconta che “la figlia di uno degli abusati ha parlato dell’impatto che l’esperienza del padre ha avuto su tutta la loro famiglia” e rimarca che “riparare i tessuti lacerati della storia è un atto redentivo”.

Infine, il terzo principio è quello di “coltivare in voi il rispetto e la gentilezza di Dio”, perché “ora è il momento di rimediare al danno fatto alle generazioni che ci hanno preceduto e a coloro che continuano a soffrire”.

Papa Francesco sottolinea dunque che “dalla vita ordinaria di una diocesi nelle sue parrocchie e nel suo seminario, alla formazione dei catechisti, degli insegnanti e di altri operatori pastorali, l’importanza della tutela dei minori e delle persone fragili dev’essere una norma per tutti; e in questo senso, nella vita religiosa e apostolica, la novizia di clausura deve attenersi agli stessi standard ministeriali del fratello anziano che ha passato una vita intera a insegnare ai giovani”.

Papa Francesco argomenta che tutti i ministri della Chiesa devono mostrare “i principi del rispetto della dignità di tutti, della buona condotta e di uno stile di vita sano”, perché “una cultura della tutela avrà luogo solo se ci sarà una conversione pastorale in tal senso tra i suoi leader”.

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E il Papa si dice “incoraggiato” dai piani della commissione “per affrontare le disuguaglianze all’interno della Chiesa, in termini di formazione e di servizio alle vittime, in Africa, Asia e America Latina”, perché “non è giusto, infatti, che le aree più prospere del pianeta possano contare su programmi di tutela ben formati e ben finanziati, in cui le vittime e le loro famiglie sono rispettate, mentre coloro che vivono in altre parti del mondo soffrono in silenzio, magari respinti o stigmatizzati quando cercano di farsi avanti per raccontare gli abusi subiti”.

Il Papa chiede di continuare anche “l’impegno per migliorare le linee guida e gli standard di comportamento del clero e dei religiosi”, dice di aspettarsi un rapporto annuale, e afferma di aver “appreso con piacere dell’accordo di cooperazione che avete stipulato con il Dicastero per l’Evangelizzazione, soprattutto in considerazione del suo vasto raggio d’azione in molti dei luoghi più dimenticati del mondo”.