Roma , venerdì, 28. aprile, 2023 18:00 (ACI Stampa).
Nel 1912 la già nota scrittrice Edith Wharton, americana, decide di fare un viaggio in Italia, insieme al marito. E una tappa a cui non vuole assolutamente rinunciare è quella dell’eremo francescano della Verna. Arrivano nel cuore della notte in macchina, risalendo faticosamente una strada tortuosa, in messo alla pioggia torrenziale.
Le ruote della macchina si impantano nel fango, girano a vuoto e non c’è modo di andare avanti né di tornare indietro. Che fare? Trascorrere tutta la notte al buio, al freddo e nel fango? Finalmente arrivano dei contadini, con un carro portano via la scrittrice, il marito, l’autista e i bagagli e li depositano al portone dell’eremo, dove ci vogliono un bel po’ di scampanellate per svegliare i monaci addorrmentati – ormai è
quasi mezzanotte – e che li accolgono con molta sollecitudine e cordialità, rifoncillandoli, riscaldandoli e offrendo loro "una minestra calda condita con olio d’oliva, acciughe e formaggio". E naturalmente un posto per dormire. Le cose sono certamente cambiate da quel tempo ma si può dire che ancora oggi gli originari romitaggio cercati e costruiti da san Francesco e dai suoi primi compagni si trovano nel cuore di una natura silvestre e solitaria, rimasta fortunosamente intatta.
E offrono la possibilità di compiere una sorta di
pellegrinaggio lungo la catena appenninica tosco-umbro-laziale. Questo suggerisce un agile e interessante volume appena pubblicato, dalle edizioni Il Mulino, nella ormai collaudata e fortunata collana "Andare per" in questo caso andare per Eremi francescani, gli autori sono Attilio Brilli e Simonetta Neri.
Il percorso tracciato è quello che prende il via dal monte della Verna, fino agli eremi posti nell'alta valle del Tevere e della Valdichiana: Montecasale presso Sansepolcro e Le Celle di Cortona. Si prosegue quindi in direzione di Assisi, per visitare, oltre la Porziuncola, il complesso di San Damiano e l'eremo delle Carceri sul
monte Subasio. Il percorso muove poi verso il cuore dell'Umbria con soste nell'eremo di Monteluco di Spoleto e in quello di Sant'Urbano o Speco di Narni. L’ultima tappa è quella che comprende i quattro eremi
della Valle Santa di Rieti, da Greccio dove Francesco mise in scena il Presepe, a Fonte Colombo, a La Foresta e a Poggio Bustone.
La Valle Santa, vorremmo aggiungere, rappresenta davvero un’immersione nel sacro richiamato da una natura appunto ancora intatta, paesaggi non troppo diversi da quelli attraversati nel
Duecento da Francesco. Un angolo in cui riscoprire il valore della preghiera e del silenzio, in cui si può vivere in un piano atemporale, in cui passato e presente si intersecano continuamente.