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Sinodo dei Vescovi, donne e laici potranno votare nell'Assemblea Generale Ordinaria

La Segreteria Generale del Sinodo comunica le novità sulla composizione dei partecipanti: nonostante l'ingresso di donne e laici Papa Francesco "mantiene la specificità episcopale dell'Assemblea"

Il Cardinale Hollerich, Relatore Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo - CNA |  | Il Cardinale Hollerich, Relatore Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo - CNA Il Cardinale Hollerich, Relatore Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo - CNA | | Il Cardinale Hollerich, Relatore Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo - CNA

Cambia la composizione dei partecipanti alla Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. E le modifiche saranno operative dalla prossima Assemblea, la XVI che si svolgerà in Vaticano il prossimo ottobre.

La normativa prevista dalla Costituzione Apostolica Episcopalis Communio resta in vigore, venendo però modificata in alcuni elementi sostanziali. Non vi saranno più dieci chierici appartenenti a Istituti di vita consacrata, eletti dalle rispettive organizzazioni che rappresentano i Superiori generali. Vengono sostituiti da cinque religiose e cinque religiosi appartenenti a Istituti di vita consacrata, eletti dalle rispettive organizzazioni che rappresentano le Superiore Generali e i Superiori Generali. In quanto membri hanno diritto di voto.

Viene eliminata la figura dell'uditore: si aggiungono altri 70 membri non Vescovi che rappresentano altri fedeli del popolo di Dio e che provengono dalle Chiese locali. Sono scelti dal Papa da un elenco di 140 persone individuate (e non elette) dalle sette Riunioni Internazionali di Conferenze Episcopali e dall'Assemblea dei Patriarchi delle Chiese Orientali Cattoliche. Il 50% di loro saranno donne e dovrà essere adeguata anche la rappresentanza dei giovani.

I Rappresentanti dei Dicasteri che parteciperanno, sono quelli indicati dal Romano Pontefice.

I membri eletti dalle realtà ecclesiali competenti per ogni ‘tipologia’ di membri (vescovi o non vescovi) dell’Assemblea, non sono automaticamente membri dell’Assemblea. Infatti, tutte le elezioni devono essere ratificate da parte del Romano Pontefice. I nomi degli eletti non sono noti al pubblico finché la loro elezione non sia stata confermata dal Romano Pontefice.

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Resta in vigore la figura dell'esperto che però non ha diritto di voto.

La Segreteria Generale del Sinodo sottolinea che l’estensione della partecipazione all’Assemblea sinodale a non vescovi si pone in continuità con la progressiva appropriazione della dimensione sinodale costitutiva della Chiesa e con la conseguente comprensione delle istituzioni attraverso cui essa si esercita.

Viene ricordato inoltre che Paolo VI volle Il Sinodo dei Vescovi come «un consiglio permanente di Vescovi per la Chiesa universale, soggetto direttamente ed immediatamente alla Nostra potestà», con il compito di consigliare il Successore di Pietro, partecipando in questo modo alla sollecitudine per tutta la Chiesa. Tuttavia, fin da subito Paolo VI chiarì che «questo Sinodo, come ogni istituzione umana, con il passare del tempo potrà essere maggiormente perfezionato».

Le modifiche odierne, spiegano dalla Segreteria Generale, sono in linea con la progressiva ricezione del Concilio Vaticano II. In questa prospettiva va compresa la decisione del Santo Padre di mantenere la specificità episcopale dell’Assemblea convocata a Roma, ma al tempo stesso di non limitarne la composizione ai soli vescovi, ammettendo un certo numero di non vescovi come Membri a pieno titolo. La specificità episcopale dell’Assemblea sinodale non risulta intaccata, ma addirittura confermata. Lo mostra innanzi tutto il rapporto numerico tra vescovi e non vescovi, risultando questi ultimi meno del 25% del totale dei Membri dell’Assemblea. Ma soprattutto lo evidenziano le modalità di designazione dei non vescovi: essi infatti non sono eletti da un qualche demos o coetus ma sono nominati dal Santo Padre su proposta degli organi attraverso cui si realizza la collegialità episcopale a livello di aree continentali, radicando la loro presenza nell’esercizio del discernimento dei Pastori.