L’arcivescovo è tornato con i ricordi alla Pasqua, quando in Ucraina “in diversi posti e località la gente non ha potuto preparare la colazione o il pranzo di Pasqua, perché le loro case sono state distrutte”, mentre “per molte persone, l’uovo benedetto, simbolo della vita, ha assunto un significato particolare, quando dovevano condividerlo con altri tra le rovine e le macerie”, cosicché “la guerra ha rubato alla gente la gioia di questa più importante festa cristiana, quale è proprio la Pasqua. Come è difficile parlare di tutto questo senza tristezza e rancore nel cuore”.
Mokrzycki ha rimarcato che “nonostante tutte queste difficili circostanze, la fede ci ha dato coraggio di annunciare, sopra i cumuli di macerie, di rovine e di immenso odio, che con noi è presente Cristo Risorto”, e che se “sulla nostra terra la morte si è confrontata con la vita in un sanguinoso duello, che vediamo per esempio nelle città di Mariupol e di Irpin, di Kharkiv e di Bucha, a Kherson, oppure negli ospedali, scuole o intere città e villaggi bombardati, nonostante tutto questo vale la pena gridare, come testimoni di Cristo Risorto, che la morte perderà!”
L’arcivescovo ha quindi sottolineato che proprio per questo “essendo ora in mezzo a voi e portando con me la sofferenza di bambini, madri e padri, ma anche il coraggio di tutti coloro che difendono in modo così valoroso la propria Patria, oso gridare, nonostante il dolore e la disperazione, proprio tra voi che vivete in un mondo libero e sicuro – Gesù è vive, Gesù è il Vivente! E insieme a Lui vive la nostra fede, vive la speranza e non muore l’amore!”
L’arcivescovo ha poi ringraziato gli italiani per il supporto dato all’Ucraina e per l’atteggiamento di fede.
Prima del pellegrinaggio notturno, l’arcivescovo Mokrzycki ha invece ripercorso la storia dell’arrivo della Vergine di Bonaria in Sardegna, e sottolineato che “le strade di pellegrinaggio che conducono alla Madre di Bonaria sono un segno della fede che diamo in mezzo al mondo, seguendo le orme della Madre del Figlio di Dio, che, piena di preoccupazione per l'altro, si mise in cammino”.
L’arcivescovo invita a “lasciare ciò che è inutile zavorra di vita”, gettandoci tra le braccia della Madre, “pieni di fede e di fiducia che Lei non abbandonerà noi, che stiamo fuggendo alla Sua protezione e cura”.
Insomma, “questo viaggio verso la Madre è un appello alla giustizia e al rispetto, alla verità e all'onestà, alla speranza e alla pace”, perché “senza queste qualità e valori, il mondo diventa un rumore turbolento che distrugge la fede, la speranza e l'amore”.
L’arcivescovo poi ha ricordato che in Ucraina, oggi, “l'abbandono dei valori di Dio ha portato alla guerra”, a partire da “un uomo che ignora il comandamento di Dio ‘Non uccidere’” e che “ha scatenato un vortice di male e pensa che con esso prevarrà, che con esso sconfiggerà la pace”.
Ma questo, ha affermato l’arcivescovo di Leopoli, “non accadrà. Lo sappiamo bene, perché crediamo nella Risurrezione, nella vittoria del bene sul male, della vita sulla morte”.
L’augurio ai fedeli è che “il vostro pellegrinaggio vi renda uomini e donne della pace di Dio, affinché seminiate amore dove c'è odio; il perdono, dove c'è ingiustizia; unità dove c'è divisione; verità dove regna errore; fede dove c'è dubbio; speranza dove c'è disperazione; luce dove c'è oscurità; gioia dove c'è tristezza”.
E questo “affinché possiate non tanto cercare la consolazione quanto portare la consolazione agli altri; non tanto cercare la comprensione, quanto comprendere; non tanto cercare l'amore, quanto amare; poiché donando riceverete, perdonando - sarete perdonati, e morendo - rinascerete alla vita eterna.
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