Roma , lunedì, 24. aprile, 2023 14:00 (ACI Stampa).
Sei furgoni della Società di San Vincenzo De Paoli, aggregati alla carovana ‘#STOPTHEWARNOW’, nelle scorse settimane hanno raggiunto Odessa, Mykolaiv e Cherson con aiuti umanitari e generatori di corrente: 6700 chilometri tra il sibilo delle bombe e l’urlo assordante delle sirene antiaeree. Ad aprire la carovana il furgone rosso di Luigi Uslenghi con la moglie Cristina e le figlie Beatrice e Rebecca di 21 e 19 anni: “Questo è il nostro quinto viaggio in Ucraina. Siamo partiti carichi di generi alimentari e tanta speranza, ma non siamo rientrati mai a mani vuote”.
A conclusione del viaggio abbiamo chiesto alla figlia Beatrice di raccontarci la situazione trovata in Ucraina: “Dalla nostra ultima carovana di settembre, la situazione delle città che abbiamo visitato, cioè di Mykolaiv e Odessa è nettamente migliorata: se, solo qualche mese fa, la prima pareva una città fantasma, al nostro arrivo ci è apparsa quasi rifiorita. Mykolaiv è una città che pian piano sta ricominciando a vivere, i negozi riaprono, le luci si accendono i mezzi di trasporto si riempiono.
Questa pace, però, è relativa, effimera, e di facciata; lo sappiamo noi volontari e lo sanno gli abitanti, che nonostante tutto cercano di tornare ad una normalità che non riconoscono più. Nonostante la vita stia riprendendo il suo corso, nella città i segni della guerra sono visibili negli edifici distrutti, che rimangono fermi immobili e che non lasciano dimenticare, nella gente che ancora non ha acqua potabile in casa e che riempie taniche ai pozzi costruiti dagli italiani, nelle famiglie che prendono una borsa di cibo da associazioni caritative perché non possono permettersi altro. Il movimento del fronte che da 15 km dalla città si è spinto fino a 40 km. ha portato solo una pace finta: qui tutto è fermo come in una fotografia, qui nulla respira troppo forte per paura di risvegliare la bestia”.
Quali azioni avete svolto in Ucraina?
“I nostri viaggi in Ucraina vogliono portare principalmente due cose: per primo, un aiuto concreto in forma di aiuti umanitari, quali cibo, acqua, prodotti per l’igiene personale, generatori. E la fatica del trasporto non è solo nelle ore di strada (una trentina di ore da Milano a Mykolaiv), ma anche e soprattutto nelle ore di controlli alle dogane, che ci mostrano una Ucraina giovane, a volte giovanissima, e sicuramente molto poco organizzata (nessuno parla inglese).