Papa Francesco chiede alla Cattolica di avere “lo stesso slancio educativo e la stessa intraprendenza formativa che hanno guidato padre Agostino Gemelli e la Beata Armida Barelli”, e in particolare proprio quest’ultima “ha contribuito a formare la coscienza civile in centinaia di migliaia di giovani, tra cui molte donne”, opera cruciale nella ricostruzione dell’Italia con un processo democratico dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Il Papa sottolinea che c’è bisogno ancora oggi di “donne che, guidate dalla fede, siano capaci di lasciare il segno nella vita spirituale, nell’educazione e nella formazione professionale”.
Il Papa poi si rivolge ai membri dell’Azione Cattolica, evidenziando che la beata era prima di tutto una “apostola”. Infatti, aggiunge, “la sua biografia narra di una grande perseveranza nel cercare di rimanere con il Signore, come un tralcio nella vite, e mostra il suo desiderio di condividere questa esperienza con tanti altri”, come quando, accolta la proposta di fondare la Gioventù Femminile, sente di “non appartenersi più”.
Papa Francesco ricorda che “risuona così ancora oggi l’invito della Beata a non accontentarsi di vivere in modo accomodante, adagiandosi tra compromessi e auto-assoluzioni – ‘non ce la faccio’, ‘non sono all’altezza’, ‘non ho tempo’… –, ma a vivere piuttosto da apostoli della e nella gioia”.
Ed essere apostole e apostoli, aggiunge Papa Francesco, “vuol dire essere laiche e laici appassionati del Vangelo e della vita, prendendosi cura della vita buona di tutti e costruendo percorsi di fraternità per dare anima a una società più giusta, più inclusiva, più solidale”.
In questo, l’esperienza associativa allena “a saper ascoltare e dialogare con tutti e, dall’altro, esprime quel ‘noi più grande” che educa alla vita ecclesiale, vita di popolo che cammina insieme”, e Papa Francesco incoraggia a “cercare strade per camminare con tutti, perseguendo la pace e la giustizia”.
Inoltre, chiede che “al cuore della vita associativa ci sia sempre una formazione integrale, e al cuore della formazione la spiritualità evangelica”; e ricorda che “l’essere radicati e dedicati alla vita delle vostre Chiese locali alimenti sempre in voi la spinta missionaria, per allargare ancora di più il vostro cuore e il vostro sguardo contemplativo sul mondo”.
Infine, il Papa si rivolge alle Missionarie della Regalità di Cristo, mettendo in luce il terzo aspetto di Armida Barelli, e cioè “l’essere consacrata nel mondo”.
Nota Papa Francesco: “La consacrazione secolare è una vocazione, e una vocazione esigente”. Non solo. È “paradigma di un nuovo modo di vivere da laici nel mondo: laici capaci di scorgere i semi del Verbo dentro le pieghe della storia, impegnati ad animarla dall’interno come lievito, capaci di valorizzare i germi di bene presenti nelle realtà terrene come preludio del Regno che viene, promotori dei valori umani, tessitori di relazioni, testimoni silenziosi e fattivi della radicalità evangelica”.
Le Missionarie della Regalità di Cristo hanno così “una peculiare vocazione”, e Armida Barelli ha proposto “anche nella vita consacrata” una “immagine nuova di donna, non da ‘tutelare’ e tenere in disparte, ma da inviare a costruire il Regno, dandole piena fiducia”.
Insomma, “Armida è stata capace di leggere i segni dei suoi tempi e i bisogni più urgenti”. E sono “il bisogno di una rinnovata cura della spiritualità”, ma anche la “formazione e la chiamata all’impegno per le giovani donne”, e la sfida educativa e il sogno di una università cattolica in Italia, fino alla “passione per il mondo, a partire dalla certezza dell’universalità del messaggio di Cristo”.
Sono tutti bisogni che rappresentano “terreno di impegno e missione”, che preconizzano il Concilio Vaticano II e che portano a mettere in pratica “uno stile comunitario in cui donne e uomini, giovani e adulti, laici e sacerdoti, collaborano insieme per il fine apostolico della Chiesa, tutti insieme protagonisti nella stessa missione in virtù del Battesimo”.
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Osserva Papa Francesco: “Spesso facciamo fatica a intraprendere una strada di impegno, perché pensiamo di non essere mai all’altezza, nelle scelte personali e in quelle del servizio alla comunità”.
Ma, “se Armida fosse qui a parlare oggi, ci direbbe ancora che se ci affidiamo al Signore nulla è impossibile”, considerando che “affidarsi a Lui non è una delega, ma un atto di fede che dà vigore e slancio alla speranza e all’azione”.
Il Papa poi conclude: “La Beata Armida ci ha radunati e ci ha aiutato a riconoscere questi tratti essenziali dell’essere cristiani oggi: la generatività, l’essere apostoli e la consacrazione nel mondo. Ognuno può accogliere il suo esempio secondo la propria vocazione: è una ricchezza per tutti noi, per tutta la Chiesa”.