Così, quando nel 1990 si ricostruì lo Stato, non si dovette partire da zero, anche se il numero delle scuole cattoliche è solo il 9 per cento di tutte le istituzioni educative ungheresi.
Ma è una percentuale destinata a salire, perché godono di una maggiore libertà nel delineare i curricula scolastici, e perché sono considerate di educazione superiore, facendo molti progetti.
Attualmente, ci sono 182 istituzioni cattoliche di istruzione pubblica in Ungheria, e sono frequentate da 66 mila studenti. Sono le scuole preferite dalla classe media ungherese, complice anche la possibilità di avere maggiore libertà nel delineare i curricula scolastici.
Oltre alle scuole cattoliche, ci sono anche le università. Dopo il cambiamento costituzionale del 1990, le università cattoliche poterono fiorire. Papa Francesco visiterà l’Università Cattolica Pázmány Péter, nata nel 1992 quando la Conferenza Episcopale Ungherese stabilì una facoltà di discipline umanistiche insieme alla Facoltà di Teologia Cattolica a Budapest, rendendola una università cattolica. Inaugurata dal Cardinale Pio Laghi, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, il 4 ottobre 1992, l’Università ha visto nascere nel 1995 la Facoltà di Legge e Scienze politiche, l’Istituto di Specializzazione di Diritto Canonico nel 1996 e la Facoltà di Tecnologia e Informazione nel 1998, mentre nel 1999 l’Università è diventata una fondazione pontificia.
Altre università cattoliche sono l’Università Gál Ferenc, successore del Collegio di Teologia di Szeged, e con la Eszterházy Károly Catholic University di Eger. E poi ci sono altri college di teologia o college ecclesiastici nelle arcidiocesi e diocese di Esztergom, Eger, Győr, Nyíregyháza, Pécs, Veszprém and Vác. Ci sono circa 18 mila studenti che studiano nelle Università cattoliche.
Zachar Péter Krisztián è il vicepresidente di Kesz (Keresztény Értelmiségiek Szövetsége), l’Alleanza degli Intellettuali Cattolici. Si tratta di una organizzazione civile, ma che vive nella vicinanza delle Chiese. Parlando con ACI Stampa, Krisztián spiega che il contesto religioso ungherese vede la maggioranza dei cittadini professarsi come cristiani, e la maggioranza di questi sono cattolici, e che “i processi visti in Occidente, come la crescita dell’individualismo, l’esclusione delle questioni religiose dalla vita pubblica, l’abbandono delle credenze tradizionali in favore di una spiritualità nuova e sincretistica stanno già avendo un impatto, ma con un ritardo di due o tre decenni”.
Questo, ha aggiunto Zachar è soprattutto perché “c’è un generale mancamento di progresso a causa della dittatura”.
Ma c’è anche un clima favorevole, perché “l’attuale governo si costruisce fortemente sulla tradizione delle chiese storiche e cerca di difendere i classici valori cristiani”, e dunque i valori religiosi “restano una parte importante della cultura e della identità della nazione”.
In particolare, il cattolicesimo, con la sua lunga storia, con il suo impatto reso evidente da opere di architettura, arte e letteratura, ha ancora un ruolo forte ed evidente. Si vede dal movimento Questo è il giorno! che riunisce regolarmente migliaia di giovani per adorare Dio, pregare per la nazione ungherese e rafforzare i legami con i membri delle denominazioni cristiane e le comunità, ma anche dal successo delle Giornate Sociali Cattoliche, che radunano migliaia di persone in tutta l’Ungheria e che rappresentano un punto di incontro per le persone che sono già coinvolte nel lavoro caritativo, educativo e sanitario della Chiesa.
Per Zachar, però, il punto è se “le attuali istituzioni educative, tradizioni religiose e governo danno abbastanza supporto alle generazioni più giovani per trasmettere la fede”. Un’altra sfida riguarda “il declino nella partecipazione a Messa”, e poi nell’affrontare il fatto che l’Ungheria “negli ultimi decenni dalla caduta del comunismo è diventata estremamente diversificata”, con un pluralismo che ha “messo alla prova il ruolo tradizionale del cattolicesimo come forza religiosa e culturale dominante in Ungheria”.
C’è anche un dibattito più specifico: la Chiesa deve seguire le aspettative sociali e l’apertura di una società pluralistica, o può formulare posizioni differenti a quelle aspettative sulla base delle sue tradizioni?
Sono sfide che si colorano anche di opportunità, perché “la Chiesa può continuare a giocare un ruolo nella promozione della giustizia sociale, aiutare i poveri e fornire guida morale e spirituale ai suoi membri”, e la speranza è che la visita di Papa Francesco rafforzi nel “costruire un futuro comune preservando le nostre radici e riscoprendo e amando la nostra fede cattolica”.
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