Roma , venerdì, 21. aprile, 2023 9:00 (ACI Stampa).
Nel messaggio di Pasqua il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Andrea Salvatore Baturi, arcivescovo di Cagliari, ha raccontato la visita compiuta nelle zone terremotate della Siria nello scorso marzo: “L’abbraccio alla piccola Hanin è tra i ricordi più cari che porto con me dalla recente visita in Siria. Hanin (che vuol dire ‘nostalgia’) è nata poche ore dopo la scossa che ha strappato la terra in Turchia e Siria e ucciso migliaia di persone. L’espressione della madre, ospitata nell’aula di una scuola, insieme ad altre centinaia di sfollati, fonde in modo indescrivibile la tristezza per la morte del marito e la gioia per la nascita della bambina. Nostalgia di vita, speranza di bene. Gli auguri che offriamo a un bambino appena nato vogliono dire che la sua vita è un bene, sperano che la vita sia un cammino di soddisfazione. E perché l’augurio corrisponda alla realtà, serve una promessa più grande di ogni possibile minaccia di male. Chi può promettere una vita felice e piena, più grande della morte stessa? E senza una promessa affidabile, dove trovare le energie per iniziare sempre di nuovo il percorso personale e la costruzione di una socialità più giusta?”
Partendo da questo messaggio gli abbiamo chiesto di raccontarci la situazione trovata in Siria: “Abbiamo visto tanta sofferenza, causata dalla guerra, dalle malattie, dalla crisi economica e adesso anche dal terremoto, le cui macerie si sommano alla distruzione provocata dal conflitto. Il nostro è stato un vero e proprio pellegrinaggio in un’umanità dolente, che ha toccato anche un’altra terra che vive una situazione drammatica: il Libano.
"In Siria abbiamo incontrato tanti volti che chiedono aiuto, chiedono la possibilità di un futuro bello, chiedono di non essere abbandonati e lasciati soli e che l’Occidente prenda le decisioni necessarie per poter provvedere alla loro vita. Con la nostra visita, abbiamo voluto manifestare la vicinanza fraterna della Chiesa in Italia e dire a tutte quelle persone ‘non siete sole, siamo con voi’. La nostra presenza è stata una carezza particolare per le comunità cristiane, numericamente sempre più piccole, che tuttavia continuano a rappresentare un vero e proprio punto di equilibrio sociale in tutto il Medio Oriente”.
Come vive la popolazione questa situazione?
“La popolazione siriana è provata da lunghissimi anni di una guerra sanguinosa che ha prodotto più di 500.000 vittime, tra le quali circa 26.000 bambini. A questa condizione di estremo disagio, che ha costretto tanti a fuggire, si è aggiunto ora il terremoto. Inoltre, non dimentichiamo che ad aggravare la situazione ci sono le sanzioni che bloccano le medicine, i pezzi di ricambio dei macchinari sanitari, le rimesse dei familiari che vivono all’estero”.