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Il Papa: "Ricordiamo i martiri che hanno accompagnato la vita della Chiesa"

Da Piazza San Pietro il Papa mette in evidenza la schiera dei martiri, uomini e donne di ogni età, lingua e nazione che hanno dato la vita per Cristo

Papa Francesco durante un'udienza |  | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco durante un'udienza | | Vatican Media / ACI Group

Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando il ciclo di catechesi "La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente", incentra la sua meditazione sul tema “Testimoni: i martiri.”

Da Piazza San Pietro il Papa mette in evidenza la schiera dei martiri, uomini e donne di ogni età, lingua e nazione che hanno dato la vita per Cristo.

"Dopo la generazione degli Apostoli, sono stati loro, per eccellenza, i “testimoni” del Vangelo. Il primo fu il diacono Stefano, lapidato fuori dalle mura di Gerusalemme. La parola “martirio” deriva dal greco martyria, che significa proprio testimonianza", dice subito il Papa nell'Udienza generale di oggi.

"Oggi, cari fratelli e sorelle, ricordiamo tutti i martiri che hanno accompagnato la vita della Chiesa. Essi, come ho già detto tante volte, sono più numerosi nel nostro tempo che nei primi secoli", sottolinea Francesco.

"I martiri, a imitazione di Gesù e con la sua grazia, fanno diventare la violenza di chi rifiuta l’annuncio una occasione suprema di amore, che arriva fino al perdono dei propri aguzzini", aggiunge il Pontefice.

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"Vorrei concludere ricordando la testimonianza cristiana presente in ogni angolo del mondo. Penso, ad esempio, allo Yemen, una terra da molti anni ferita da una guerra terribile, dimenticata, che ha fatto tanti morti e che ancora oggi fa soffrire tanta gente, specialmente i bambini. Proprio in questa terra ci sono state luminose testimonianze di fede, come quella delle suore Missionarie della Carità. Ancora oggi esse sono presenti nello Yemen, dove offrono assistenza ad anziani ammalati e a persone con disabilità. Accolgono tutti, di qualsiasi religione, perché la carità e la fraternità non hanno confini", commenta Francesco.

"Nel luglio 1998 Suor Aletta, Suor Zelia e Suor Michael, mentre tornavano a casa dopo la Messa sono state uccise da un fanatico. Più recentemente, poco dopo l’inizio del conflitto ancora in corso, nel marzo 2016, Suor Anselm, Suor Marguerite, Suor Reginette e Suor Judith sono state uccise insieme ad alcuni laici che le aiutavano nell’opera della carità tra gli ultimi. Tra questi laici uccisi, oltre ai cristiani c’erano fedeli musulmani che lavoravano con le suore. Ci commuove vedere come la testimonianza del sangue possa accomunare persone di religioni diverse. Non si deve mai uccidere in nome di Dio, perché per Lui siamo tutti fratelli e sorelle. Ma insieme si può dare la vita per gli altri", conclude il Papa in Piazza San Pietro davanti ai fedeli convenuti per l'Udienza Generale.